Il Senior Advisor del Milan Zlatan Ibrahimovic ha rilasciato quest’oggi un’intervista alla Gazzetta dello Sport che è stata riportata da MilanNews.
“Ibra è ancora Dio. Se ero in campo avevo tutte le risposte. In tribuna soffro per non poter aiutare la squadra. Non ho obiettivi personali, tutto quello che faccio è per il Milan. La prima volta il Milan mi ha dato felicità, la seconda amore. Adesso sono qui per restituire e tornare a vincere. Il mio ruolo non è cambiato, è sempre lo stesso, io rappresento la proprietà. L’anno scorso facevo più di quello che dovevo fare, non me l’ha chiesto nessuno, ero io che me lo sentivo di farlo, però non mi piaceva, perché se non posso essere me stesso non sto bene.
Non voglio essere ingabbiato e infatti non ho un ufficio. Vado io da quelli con cui ho bisogno di parlare. La società ha aggiunto quello che mancava: adesso c’è una figura che sta sempre a contatto con giocatori e allenatore, è Igli Tare e lo fa bene. Io vengo a Casa Milan, a volte vado a Milanello: parlo tutti i giorni con Furlani e Cardinale che è molto coinvolto, studiamo cosa serve per migliorare il Milan, per farlo tornare dominante. Decide Gerry ma si fida molto di chi è in società.
C’è un allenatore, se posso aiutare senza disturbare lo faccio. Ma non vai sopra l’allenatore, lo metti solo in difficoltà. Io posso essere più amico di lui dei giocatori, poi sono sempre Ibra con l’esperienza di Ibra. A Torino ero nello spogliatoio ed erano tutti arrabbiati, pure Allegri, perché si poteva vincere. E anche Leao. Ricordiamoci che durante la preparazione era il migliore, poi è stato fuori un mese e deve tornare in forma. Chiaro che ci aspettiamo la magia, perché Leao è magia! Parleremo sempre di lui, perché è uno dei giocatori più forti del mondo. L’ho visto ragazzino, ora ha due figli: è un percorso. Io sono diventato maturo a 28 anni. E comunque quando abbiamo vinto lo scudetto posso dire che lo ha vinto da solo.
La squadra è molto competitiva per fare buoni risultati. Lo era già l’anno scorso ma è stato un anno strano, appena ci riprendevamo cadevamo subito, però abbiamo imparato tanto. La società è stata molto brava a vendere bene i giocatori non nel progetto o per altri motivi, ha preso un allenatore che dà equilibrio e stabilità. Ha portato quello che mancava, esperienza. Scudetto? Ci credo, dobbiamo crederci tutti. Ma è un processo, è un lavoro di team.
Io e Modric siamo diversi: lui è leader in campo, fuori si prende poco spazio, ma ha portato l’esperienza che mancava. Anche se non avesse giocato da ‘wow’ solo standogli vicino ti dà qualcosa. In campo gli abbiamo detto ‘entra e fai tu’. Non sono stupito, gioca così da vent’anni. Rabiot doveva venire un anno fa, ci avevamo provato ma voleva giocare in Francia. Sorprese? Pavlovic può crescere ancora. Gimenez appena si sblocca farà un sacco di gol. Jashari è un top. E anche Ricci crescerà: la squadra è un giusto mix di presente e prospettive. Allegri? Il suo primo trofeo glielo ho fatto vincere io. In quel Milan erano tutti campioni, la cosa difficile era mandarli in panchina. Lui era molto bravo a gestire. Adesso è diverso, ci sono meno ego da fuoriclasse. E Allegri ha fatto il suo percorso, ha già vinto tanto, sa come si fa”.