In cima alla classifica marcatori di Conference League quest’anno c’è Luka Jovic, autore di 6 gol con la Fiorentina e protagonista assoluto del buon percorso europeo legittimato con le vittorie ai danni di Twente agli spareggi e Braga ai play-off. In campionato lo stesso attaccante serbo, prelevato dal Real Madrid per non far rimpiangere il connazionale Dusan Vlahovic, veleggia ad appena 3 reti realizzate. Se in Europa è simbolo di successo, in Serie A è indizio delle enormi difficoltà che la Viola sta trovando e che il dodicesimo posto in classifica è pronto a testimoniare.
🟣 6 goals for Luka Jović in the competition this season 🔥
How many will he finish with? 🤔@acffiorentina | #UECL pic.twitter.com/SuD12SbE8G
— UEFA Europa Conference League (@europacnfleague) February 20, 2023
Spesso nervoso, avulso dal gioco e poco concentrato nei momenti chiave, negli ultimi tempi sta vedendo il suo minutaggio ridursi a causa del gran momento di forma dell’altra prima punta presente in rosa: Arthur Cabral. Della punta letale apprezzata all’Eintracht Francoforte e ingaggiata dai Galacticos si vede spesso soltanto una sagoma sbiadita. I fantasmi accumulati nell’esperienza spagnola continuano a minare la serenità di un calciatore dotato di mezzi tecnici oggettivamente importanti, ma fortemente condizionato in negativo da una tenuta mentale tutt’altro che ottimale.
Nel 4-3-3 di Vincenzo Italiano il centravanti sembra un pesce fuor d’acqua. Troppo abituato a giocare fronte alla porta, fatica a fare da sponda e cucire il gioco coi compagni. Allo stesso tempo, non è l’uomo ideale per dare profondità a differenza del compagno di reparto brasiliano. Essendo un ibrido, fatica ad affermarsi in un sistema di gioco ben definito. Al netto di lampi di classe e guizzi d’opportunismo che i grandi palcoscenici a volte risvegliano, trascina dietro di sé l’inquietudine di un ragazzo che nel momento in cui ha creduto di essersi affermato a livelli stellari ha perso progressivamente certezze.
La sensazione è che debba scattare un clic a livello psicologico che al momento non si è ancora visto. Per il momento l’ambiente toscano deve limitarsi a godere del devastante formato export del ragazzo e magari, chissà, sperare che l’allenatore lo provi assieme a Cabral per permettergli di esprimersi in un ruolo che possa semplificargli maggiormente la vita. Ma il problema di Jovic non sarà mai il ruolo, bensì la testa.
