Le rivelazioni shock di Alli: “A 6 anni sono stato molestato, a 8 ho iniziato a spacciare droga”

In un’intervista a The Overlap condotta da Gary Neville il calciatore Dele Alli ha preso la coraggiosa decisione di aprirsi, raccontando i problemi di salute mentale che ne stanno condizionando una carriera che si prometteva folgorante e invece è diventata complicatissima. Il centrocampista dell’Everton ha confessato di essere stato per 6 settimane in rehab a causa della dipendenza da sonniferi e soprattutto dei gravi traumi legati al suo passato, che ha deciso di raccontare.

“Ora è il momento giusto per me di dire alla gente cosa sta succedendo. È difficile parlarne perché è qualcosa che ho nascosto per molto tempo. Ho paura di parlarne. Quando sono tornato dalla Turchia ho scoperto che avevo bisogno di un’operazione, mi trovavo in un brutto momento mentalmente, e ho deciso di andare in una moderna struttura di riabilitazione per la salute mentale dove si occupano di dipendenze e traumi. Sentivo che era giunto il momento per andare. Non ti si può dire di andarci, devi esserne cosciente e prendere tu stesso la decisione, o non funzionerà. Sono finito in un brutto circolo e delle cose mi stavano facendo del male.

A sei anni, sono stato molestato dall’amica di mia madre che era spesso a casa. Mia madre era un’alcolizzata. Sono stato mandato in Africa per imparare la disciplina, e poi sono stato rimandato indietro. A sette anni ho iniziato a fumare, a otto ho iniziato a spacciare droga. Mi dicevano che non avrebbero fermato un bambino in bicicletta, quindi sono andato in giro con il mio pallone, e poi sotto avevo la droga. A Undici, sono stato tenuto appeso a un ponte da un uomo. A Dodici anni sono stato adottato da una famiglia fantastica e non avrei potuto chiedere persone migliori.”

“Il famoso incontro con Mourinho? Quel commento un cui mi definisce “pigro” la gente ama spesso tirarlo fuori. Si trattava del giorno successivo a un recupero, ma una settimana dopo si è scusato con me per avermi definito tale. Perché mi ha visto allenarmi per davvero. Questo però non era presente nel documentario”.

By Emanuele Garbato

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