Andrea Cambiaso, esterno destro della Juventus, si è raccontato nel corso di un’intervista rilasciata a DAZN e riportata da TMW.
“A Torino sto molto bene, è una città molto bella. Mi trovo molto bene, qui non ti fanno mancare davvero nulla. È una società incredibile. Contro il Genoa è stata emozionante, mi sono proprio divertito. Quando siamo entrati in campo è partito l’inno del Genoa è stata dura trattenermi perché volevo cantarlo. È stata una grande emozione, c’erano i miei genitori e tutti i miei amici. Anche l’inno della Juve mi piace, son sincero. Contro il Napoli lo stadio ha continuato a cantarlo quando è iniziata la partita, mi piace molto. È stata una settimana un po’ tosta quella prima del Genoa, l’ho giocata tante volte prima di scendere in campo. Ridevo in continuazione, per me era come tornare bambino. È stato bello: mia mamma non voleva venire allo stadio, gli avevo detto che forse mi avrebbero fischiato. Alla fine si è fatta coraggio ed è venuta allo stadio. È stato bello e sono contento”.
Ci racconta qualcos’altro?
“Vi racconto un altro aneddoto. C’era uno dei migliori amici, che mi conosce da quando ho due anni. Mi ha detto: ‘Ti ho fischiato dall’inizio alla fine’. Quando ho battuto un angolo vicino alla Nord e mi hanno fischiato, mi sono messo a ridere. Questo mio amico è malato di calcio. Fantacalcio? Quest’anno un disastro, su 300 fantacrediti mi sono pagato 25, infatti sono ultimo e mi sono affossato. Della Juve ne ho presi 5, ci credo tanto. Sono ultimo, ho speso un decimo su me stesso. Ho suddiviso molto male il budget”.
Una differenza nel salto alla Juve?
“L’attenzione su ogni minimo particolare è la differenza tra la Juve e le altre. Incredibile, non si lasciano sfuggire nulla. Stamattina quando abbiamo fissato l’intervista mi hanno detto di mangiare prima anche per digerire in vista dell’allenamento delle 14:30”.
Con Allegri come si trova?
“Ho un ottimo rapporto con lui, sono toscani e simpatici sia lui sia Landucci. Ci facciamo del ridere. Mi sta cambiando nel senso che mi accorgo di esser diventato molto più pensante, prima ero più istintivo, cercavo sempre la giocata. All’inizio il mister mi diceva che ero troppo aggressivo e andavo fuori tempo venendo saltato. Ora sono più paziente e intelligente in campo. Sono migliorato molto. Poi ora sono molto più equilibrato, prima mi facevo trasportare troppo dagli eventi”.
Si trova bene da ala destra?
“A Bologna era un gioco un po’ diverso. Con McKennie sappiamo interpretare abbastanza bene entrambe le posizioni. Io nasco da mezzala, non è una cosa del tutto nuova. Basta uno sguardo per modificare le posizioni. Questa cosa sta funzionando bene, penso che non dare riferimenti agli avversari sia importanti. Fondamentale creare un’alchimia fuori dal campo per essere più uniti. Anche inconsciamente ti viene lo spunto per fare una corsa in più e risultare più determinante. Il gruppo è alla base per la creazione di una mentalità vincente. Noi siamo lì solo per l’unità del gruppo, sono convinto”.
