🇮🇹 L’iniziativa di Spalletti: “Voglio portare quattro 10 Mondiali a Coverciano”

Luciano Spalletti, CT della Nazionale italiana, ha parlato al Corriere dello Sport: “Io la tristezza l’ho scelta e abbracciata lasciando Napoli dopo quella cosa là. Sarebbe stato più facile e naturale andare avanti, lavorare con un gruppo che avevamo portato al top, godersi la felicità del momento, quella fatta provare alla gente di Napoli. Ho scelto la tristezza. In fondo a me è riuscito spesso di centrare l’obiettivo e quando lo centro vorrei tanto dare le spalle al mio divano, lasciarmi cadere all’indietro e fermarmi a guardare l’infinito, assaporando la felicità di chi ho reso felice.

L’altro giorno (al giornalista, ndr) mi hai detto che ti piacciono quelli che vincono. Ma così si perde l’essenza, sia la vittoria che la sconfi tta sono lo stesso impostore. Perdere induce a riflettere, a ragionare sugli errori commessi per tentare di non ripeterli più. Vincere può distrarti dall’obiettivo, dalle cose che succedono durante il percorso. Le cose dell’anima, i sentimenti… Se il giorno dopo ti fermi alla vittoria non migliori, non cresci. Non è detto, poi, che, facendo le stesse cose, si possano ottenere identici risultati. Decisivo è il modo in cui riesci a relazionarti con i giocatori e i collaboratori, quanto sei in grado di renderli doppiamente forti e parte della stessa storia: uno più uno più uno al cubo insomma. Abbracci, sentimenti, solidarietà, capacità di coinvolgimento, tanto dipende da come si vivono i diff erenti momenti. Il calcio è semplice, ma non è semplice.

Io non ho dogmi di niente. Voglio essere pratico nella profondità: non conosco un solo modo di vivere, sono per le aperture e la conoscenza di più realtà e modi di pensare e fare. Da sempre considero Marcello Lippi una fonte di ispirazione: lo seguivo con attenzione, guardavo come si comportava, l’ho voluto incontrare per farmi spiegare il mondo azzurro nel profondo. Ma allo stesso tempo guardo a Sacchi come a un modello.

Io sono fortunato perché ho sempre ottenuto quello che meritavo. Poi, certo, c’è anche chi ha culo. Talvolta il risultato dipende dalle capacità non solo tecniche di un calciatore, dal singolo episodio. A Napoli ci siamo sempre presi quello che avevamo costruito e meritato. Il culo sistematico non esiste? Ma esiste il culo con la kappa.
Domenica scorsa il Napoli avrebbe meritato di vincere e non ha vinto. Sono sfumature che ti fanno ripensare al comportamento tenuto.

Io non so allenare il cinismo. Allenare per me signifi ca voler bene al calciatore, saperlo difendere, aggiungergli qualcosa. Esiste il calciatore timido che non riesce a esprimere totalmente il proprio potenziale e allora intervengo con il lavoro. Al Napoli ne avevo un paio. Ma adesso appoggia la penna. Con l’esercizio cerco di portare il timido nella condizione ideale per alzare il livello del rendimento. Non riesco a fare niente in superfi cie. Il primo anno a Napoli vivevo in albergo, magnifi co, mi portavano la colazione in camera. Poi ho piazzato il lettino nell’ufficio. Per non perdere un solo secondo, anche il più piccolo particolare, mi risparmiavo la mezz’ora di auto da Napoli a Castel Volturno.

Ho sempre deciso per me stesso. Il mestiere vuol dire 365 giorni di grande lavoro. Dopo il primo anno i miei collaboratori mi dissero “ma cosa restiamo a fare? Hanno venduto tutti”. Erano partiti Mertens, Koulibaly, Ghoulam, Ospina, Insigne, Fabian Ruiz. Tanta qualità. Io volevo sentirmi l’allenatore del Napoli e si è allenatori di una squadra soltanto se si fa qualcosa di effettivamente importante. Quando incontri De Laurentiis la prima cosa che ti dice è “secondi siamo già arrivati e dobbiamo stare sempre in Champions”. Messaggio chiaro e diretto. Così sono ripartito per ottenere quella cosa là, è successo, sarei potuto restare ancora, il grafico prestazionale
l’avevamo portato al livello più alto.

Io ho due orecchie e una bocca. So ascoltare e al momento giusto parlare. De Laurentiis ha una grande comunicativa, un linguaggio scorrevole. E poi dipende sempre dal De Laurentiis che ti ritrovi di fronte, ne esistono almeno quattro o cinque. Con l’intelligenza artificiale potrebbero provare a inventarne altri.

De Rossi ha qualcosa di me? Credo di conoscerlo molto bene. Penso che il principale merito di Daniele, per quanto sta dando alla Roma, derivi dal fatto che fin dal primo giorno non si è voluto approfi ttare dell’immenso amore che i tifosi nutrono nei suoi confronti.

Mi piacerebbe portare a Coverciano, quando ci ritroveremo per la preparazione agli Europei, quattro 10 mondiali, Baggio, Del Piero, Totti e Antognoni. Ne ho già parlato con Gravina. Pensa se quel 40 assistesse a un nostro allenamento: spingerebbe i ragazzi a elevare la prestazione… Presto partirà l’invito ufficiale della Federazione. Se vuoi posso parlarti anche di un 10 tra i pali e non solo. Buffon? Conoscevo Buff on come grande portiere, uomo di calcio e leader di spogliatoio, ma in questo periodo insieme ho capito che è anche un grande amico e che il dirigente sarà all’altezza del campione che è stato. Dimostra di possedere qualità e conoscenze anche in un ruolo completamente nuovo… E se le parole non arrivassero basterà guardarlo per comprendere dove vogliamo andare.

Chi racconta una fesseria del genere (ovvero che Spalletti sia stato contattato da Gravina molto prima di metà agosto, ndr) dimentica che fu Mancini a rassegnare le dimissioni e le diede all’improvviso. Incontrai il presidente per la prima volta nei giorni seguenti e posso dire di averlo visto in grande difficoltà. La fiducia per l’Europeo? La fiducia deve corrispondere all’amore che si prova per la Nazionale. Più la si ama e più fi ducia si ha. Non dobbiamo temere nessuno, mettiamocelo in testa come chiodo fisso. Siamo il mezzo per raggiungere la piena felicità. La nostra e quella di chi ci vuole bene“.

By Redazione PianetaChampions

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