🔴⚫ Milan, Ibra: “Ora non sono un babysitter. Doti da leader? Lo devo a Capello”

Il braccio destro di Cardinale al Milan Zlatan Ibrahimovic ha rilasciato una lunga intervista al New York Times, nel corso della quale ha ripercorso alcuni tratti della sua carriera ed elogiato il suo ex tecnico Fabio Capello per avergli trasmesso le doti da leader che lo contraddistinguono.

Queste le sue dichiarazioni, riportate da Tuttomercatoweb: “Ho voce in capitolo in molte categorie, devo portare risultati e aumentare il valore, il tutto mantenendo sempre l’ambizione di vincere. Non sono un babysitter: i giocatori sono adulti e devono assumersi le loro responsabilità. Devono dare il 200% anche quando non ci sono io. Allenatore? No. Vedi i miei capelli grigi? Figuriamoci dopo una settimana da allenatore. La vita di un allenatore dura fino a 12 ore al giorno. Non hai assolutamente tempo libero. Il mio ruolo è connettere tutto; essere un leader dall’alto e assicurarsi che la struttura e l’organizzazione funzionino. Per tenere tutti sull’attenti. Ritorno al Milan? Non avevo bisogno di segnare un gol in più o uno in meno, non avrebbe cambiato la mia carriera. Si trattava più di preparare il futuro per gli altri perché credevo che questa giovane generazione avesse bisogno di un leader da seguire. Se non hai esempi, soprattutto quando giochi in grandi club, chi ti indicherà la strada? Non avevano mai giocato la Champions League e non avevano mai vinto. Dovevo mostrare loro la strada. Leader? Alla Juventus avevo Fabio Capello. Mi ha distrutto ma allo stesso tempo mi ha costruito. Come? Facile. Oggi sei una m***a, domani sei il migliore. Andava così: quando pensavo di essere il migliore, lui mi distruggeva. Ti mandava in confusione, pensavi: ‘Cazzo, sono davvero il migliore o sono una m***a?’ Quando eri giù, lui ti sosteneva. Se ha funzionato? Sono diventato il migliore. Quindi, sì. Mi ha fatto girare la testa… come se non ci fosse equilibrio. Ma mi ha fatto sempre dare il 200 percento, mi ha plasmato. Hai anche bisogno di un’identità, di una cultura e di una tradizione del club, così come di un allenatore. Un vincitore crea vincitori. I perdenti non creano vincitori. Questa è cultura. Al Milan vogliamo creare questo in modo positivo. Mou? Jose era una macchina. Tirava fuori il meglio di te. È una persona manipolatrice, sa come entrare nella tua testa. Sa come trattarti, indipendentemente dal tuo livello. Mi ha ricordato Capello, una versione più moderna: disciplina, intensità. Non era soft ma questo è ciò che mi piace, mi ricordava le mie origini. La mia famiglia era severa”.

By Nicolò Volonterio

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