Giuseppe Marotta, presidente dell’Inter, è intervenuto ai microfoni di Sette soffermandosi sulle ambizioni della Beneamata e tornando sul sempre rovente tema Romelu Lukaku. Ecco alcuni passaggi, ripresi da FcInter1908.it:
«Seconda squadra? Non subito. È sicuramente uno strumento utile per far crescere e maturare i ragazzi, oggi tra Primavera e Prima squadra c’è un buco legato all’età che non permette uno scambio positivo. Avere la seconda squadra significa allestire un gruppo cui può attingere l’allenatore della Prima».
«Proprietà italiane? Stanno sparendo in tutte le categorie, dalla terza alla Serie A. Resta un numero esiguo di eccezioni. Oggi in Lombardia ci sono 5 squadre di Serie A, di cui 4 di proprietà straniere. Se Inter e Milan non avessero avuto questa gestione già da qualche anno, sarebbero in situazioni che definirei drammatiche. Per fortuna che ci sono stati investitori stranieri che hanno creduto in noi, certo dando vita a una gestione molto diversa: ora il concetto di sostenibilità è centrale, l’impostazione è più simile a quella di un’azienda con i risultati economici che superano qualsiasi tipo di obiettivo».
«Sono grato a Oaktree per la fiducia. Conto su una struttura societaria forte, su una squadra di professionisti molto seri, oltre che capaci, e su un pubblico che è il nostro valore aggiunto. Metterò in pratica l’esperienza del vissuto precedente».
«Ricordo più bello alla Juve? Il primo scudetto conquistato a Trieste in campo neutro contro il Cagliari. Per me che pensavo di aver già toccato il cielo con un dito arrivando in Champions League con la Sampdoria, aver vinto lì ha significato molto. Poi sono arrivate tre finali di Champions e ogni volta che raggiungi un nuovo obiettivo pensi che sia quello il più importante. Il bello dello sport è che ti porta a inseguire sempre lo step successivo».
«Innanzitutto l’Inter è l’Inter, quello che è stato fatto sotto la mia gestione non è nulla di straordinario perché questa era una squadra abituata a vincere. Ha passato un periodo di buio e sofferenza, per questo quando abbiamo riconquistato insieme il primo scudetto è come se in quello ce ne fossero stati altri tre e quando a maggio abbiamo vinto ancora, portando la seconda stella, è come se questo nuovo scudetto ne contenesse dieci. Ora l’Inter è ritornata a essere l’Inter che è sempre stata nella storia, l’obiettivo è puntare in alto. Un sogno è quello di regalarci la Champions. Alzare l’asticella non è un atto di presunzione, ma di orgoglio e consapevolezza. Dobbiamo provarci, l’importante è non avere rimpianti».
«L’addio di Lukaku una delusione? Non lo definirei così. L’episodio Lukaku ha rappresentato poco rispetto a tutte le emozioni positive e all’adrenalina che si sono vissute in questi anni».
«A Lukaku dobbiamo tutti noi un ringraziamento per quello che ha fatto, si è sempre impegnato e ha sempre fatto bene. Ricordiamolo per questo: per le cose belle, non per quelle brutte. E poi non dimentichiamoci che ha rappresentato l’operazione più strana, particolare e positiva per l’Inter nella sua storia. Lo abbiamo valorizzato in una maniera incredibile e questo ha dato poi dei riscontri importanti dal punto di vista economico per costruire la conquista della seconda stella. Con lui abbiamo vinto lo scudetto e rimane nella storia dell’Inter».
«Stadio? Ci manca una casa. Oggi abbiamo San Siro che condividiamo con un’altra squadra, ma uno spazio tutto nostro rafforzerebbe quel grande senso di appartenenza che è caratteristica importante nella vita di una società di calcio. Stiamo facendo di tutto per realizzare questo sogno che è nostro come dei tifosi. Combattiamo con la burocrazia italiana che dilata i tempi».