Argentina, è Messi l’MVP di questo Mondiale: il focus

Le becere chiacchiere da bar, che dopo la vittoria del Mondiale da parte dell’Argentina hanno rincarato la dose circa l’ormai noto paragone tra Messi e Maradona, anche questa volta sono destinate a non trovare epilogo. Paragonare due campioni tanto diversi, che con le loro magie hanno incantato ed illuminato ma in epoche storiche diametralmente opposte, è cosa controproducente ed insensata. Sta di fatto che, Lionel Messi, dopo aver guadagnato e conquistato con i denti la tanto attesa Coppa del Mondo, unico trofeo fino a ieri assente nella sua bacheca, ha sicuramente dato uno strappo importante alla storia. Il titolo di MVP del Mondiale ci parla di una consacrazione più caratteriale che tecnica della Pulce.

Il percorso di Lionel Messi

Iniziato nel peggior modo possibile il Mondiale in Qatar per gli uomini di Scaloni, con la sconfitta per 1-2 (gol di Messi su rigore)  rimediata contro l’Arabia Saudita al Lusail Iconic Stadium, il percorso ha poi subito una decisiva sterzata. La prestazione sottotono offerta nella gara d’esordio, culminata poi con questa atroce sconfitta, ha compattato ulteriormente l’Albiceleste che, sospinta dal suo capitano Lionel Messi, ha scritto con il sangue un patto per arrivare quanto più in fondo possibile.

La svolta è sotto gli occhi di tutti e il cambio passo, nell’atteggiamento quanto nella compattezza tattica è radicale. Messi si carica sulle spalle i suoi e, nella seconda giornata del girone contro il Messico, dopo 60 minuti di gara chiusa, una magia di Messi dalla distanza apre il match. Sarà lui a propiziare poi il gol del definitivo 2-0. E’ il turno della Polonia alla terza ed ultima giornata, quella decisiva per decretare il passaggio del turno. Con i giochi ancora completamente aperti, qui Messi stecca la partita, facendosi anche ipnotizzare da Szczesny dagli undici metri, sul risultato di 0-0. Ma saranno i suoi compagni a togliere le castagne dal fuoco, conquistando un altro 2-0 decisivo per il passaggio del turno.

Passaggio del turno da prima della classe che riserva un favore non indifferente nel tabellone della fase ad eliminazione diretta e, agli ottavi di finale, è il turno dell’Australia. La partita si conferma più ostile del dovuto ma, nonostante tutto, Messi e Alvarez mettono il risultato in cassaforte, sul 2-1, e portano la squadra ancora avanti. E’ quarti di finale.

I quarti di finale, probabilmente, sono la gara della definitiva consacrazione di Lionel Messi come leader anche caratteriale piuttosto che solo tecnico. Il confine da non oltrepassare mai, analizzando le gesta di campioni del genere, è quello di cadere nella ripetitività di analisi-critiche prive di fondamento. Per indole e predisposizione umana, non necessariamente tutti i leader presenti in gruppi di più persone devono avere peculiarità simili e catalogabili tra loro. Messi, nel corso degli anni, si è sempre contraddistinto per la sua tranquillità e per la leadership tecnico-tattica palesata nel rettangolo verde. Contro gli Oranges, causa molteplici provocazioni piovute da ambo i lati, abbiamo assistito a forti prese di posizione anche caratteriali di Messi, che ne hanno definitivamente consacrato lo status. La gara, dopo lo 0-2 conquistato dall’Argentina, ha subito un forte ribaltone. Dopo il 2-2 dei tempi regolamentari prima e supplementari poi, si riveleranno decisivi i rigori, con “El Divo” Martinez protagonista di due parate decisive.

La squadra giunge alle semifinali della competizione più importante al mondo e il sogno di riportare la coppa in Argentina, che manca dal 1986, appare sempre più realizzabile. Sul loro cammino si presenta la Croazia di Modric, forte della vittoria ai rigori contro il Brasile. Anche qui il copione sembra scritto e diretto dal solito Messi, che con qualità e personalità si impone a tutto campo e, dopo aver segnato il gol che sblocca la partita, propizia la seconda rete e serve l’assist per la terza, in seguito ad una serpentina partita dalla propria metà campo, è 3-0.

La finale meriterebbe un palcoscenico tutto suo, per quanto offerto dalle due squadre e per lo spettacolo ricevuto da noi tutti. Quando la coppa sembrava ormai ad un passo da Messi e compagni, Mbappé la riapre trovando in rapida successione i gol che la pareggiano. Ai supplementari è un’agonia, con la sfida a distanza tra Messi e Mbappé che si ripropone a più riprese, culminata dai gol dei due fenomeni che la portano sul definitivo 3-3. Dal dischetto entrambi non sbagliano, ma la coppa può finire nelle mani di un giocatore solo. L’epilogo è cosa nota.

 

Come abbiamo detto, la Coppa del Mondo era, fino a ieri, l’unico titolo assente nella fitta bacheca di Lionel Messi. Quella che, inconsciamente, ha sempre pesato sul suo groppone, per una questione esclusivamente sentimentale e di “dovere” verso la propria gente. Conquistata questa, il suo percorso può definitivamente considerarsi completo, ma non finito.

By Demetrio Oriolo

Durante il percorso di formazione classica ho sviluppato l'interesse per il giornalismo. Mi sono immerso nel mondo dell'informazione nel 2016, prendendo parte ad alcuni progetti in via di sviluppo, salvo poi continuare questo percorso di formazione e di crescita lavorando per prestigiosi progetti quali "Il Calcio Calabrese", "Calciomercato Report", "La Politica del Popolo" e "Calciatori Ignoranti". Sono uno dei fondatori del blog "Carpe Ideam". Nel corso degli anni ho collaborato con le testate "La Notizia Sportiva", "Pianeta Serie B" e "Calabria Live" e con il blog "Pianeta Champions" nel ruolo di editorialista. Vanto diverse pubblicazioni con "Il Quotidiano del Sud".

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Post correlati