⚫️🔵 Atalanta, De Ketelaere: “Gasperini ha cambiato il mio modo di vedere il calcio. Il Milan e il futuro? Non dipenderà solo da me”

“Ora sono un nove e mezzo.” Comincia così l’intervista di Charles De Ketelaere, “nove e mezzo” dell’Atalanta, a “La Gazzetta dello Sport”: ”

Tre aggettivi per descrivermi oggi? Inizio da orgoglioso, ma anzitutto della squadra, in corsa per i suoi obiettivi in campionato, in Europa League e in Coppa Italia. Fiducioso: l’Atalanta da due mesi gioca bene e io anche, così mi piaccio. Sereno: cerco di esserlo sempre, dopo le buone partite, ma anche quelle meno buone. Per lavorare bene, ogni giorno.

Ho dubitato di me nei duri mesi passati? Direi una bugia rispondendo no, ma poi è il lavoro che mi porta a non dubitare e a essere sereno, come dicevo prima. Mi ha aiutato a non perdere fiducia in me stesso.

Do tutto quel che ho, e posso dare ancora di più. Ma sento che sto crescendo e non mi meraviglia: quello che dai, lo ricevi indietro quasi sempre. Non un solo “clic”: uno scatto quando ti senti meglio tu, uno quando entri in sintonia con i compagni, uno quando metti in fila diverse buone partite. Fu così anche al Bruges.

La scelta Atalanta? Ci ho pensato un po’, certo: non era una scelta qualsiasi. Ma difficile no, perché tutti, a cominciare dal mister e dal direttore D’Amico, mi hanno fatto sentire subito e sempre la fiducia giusta. E poi vedere giocare l’Atalanta mi era sempre piaciuto. C’erano anche altre opzioni, ma non le ho mai considerate: o Milan, o Atalanta.

Quando ho capito di aver fatto la scelta giusta? Se faccio una scelta, non sto lì a pensare: “E se sbaglio?”. Sono già sicuro che metterò tutto me stesso per farla essere giusta.

Gasperini? Con i suoi consigli tecnici e tattici ha fatto evolvere il mio modo di vedere il calcio. Mi ha detto subito: “In campo devi essere prota-
gonista. Chi segna o fa un assist lo è di sicuro, ma puoi esserlo anche con un pressing fatto bene, giocando bene da attaccante.

Attaccante? Già al Bruges, dove giocavo in vari ruoli, sentivo di poterlo essere. Ora lo so: mi sento molto meglio così, da punta.

Non mi sono mai sentito così bene fisicamente. Dipende da come si lavora qui, ma è anche questione di crescita naturale: a 22 anni sei più forte di quando ne hai 20.

In cosa sento di essere cresciuto da quando sono all’Atalanta? Nella lucidità che metto nel fare le scelte di gioco. Puoi migliorare la tecnica, ma senza lucidità non la sfrutti fino in fondo. Per questo oggi mi sento un giocatore migliore anche rispetto alla mia versione più brillante, quella dell’ultima stagione al Bruges. Anche perché gioco in un campionato sicuramente più duro.

Più difficile arrivare in Champions League, vincere l’Europa League o la Coppa Italia? In campionato serve tanta continuità, nelle coppe grandi partite nelle gare secche. Diciamo così: per vincere la Coppa Italia ci mancano tre grandi partite e so che qui aspettano un trofeo da sessant’anni. Sarebbe molto bello essere nell’Atalanta che ne riporta uno a Bergamo.

Due vittorie su due contro il Milan? Non ho pensato “Non mi avete capito”, ma certo quando abbiamo battuto il Frosinone non ero così contento, questo sì. Non era una sensazione negativa, però so cos’è il Milan, dunque anche cosa significa batterlo.

Il Milan e il futuro? È gennaio, c’è ancora tempo. Oggi penso solo che quel che accadrà non dipenderà soltanto da me e a me hanno insegnato che devo pensare solo alle cose che posso “controllare”: il prossimo allenamento, la prossima partita. E il fatto che sono molto contento di essere qui all’Atalanta”.

By Redazione PianetaChampions

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