🇮🇹 Boloca: “Ho sbagliato ad accettare la Romania, voglio la mia Nazionale”

Il centrocampista del Sassuolo Daniel Boloca si è raccontato a Cronache di Spogliatoio scrivendo una lettera che ripercorre la sua storia calcistica.

Ecco alcuni passaggi:

“A Frosinone avevo saltato la preparazione. Ma in squadra c’erano troppi positivi, quindi toccava per forza a me. Mi mettono titolare contro il Pordenone, in casa. Faccio bene, davvero bene. Dimostro che posso starci. Finalmente. A fine anno, i play-off per la promozione ci sfuggono di poco: è stata una delusione tremenda e sono convinto che la cavalcata dello scorso anno sia partita da lì, dalla sconfitta all’ultima giornata contro il Pisa; i tifosi erano venuti anche a caricarci prima della partita. È stato bruttissimo. Volevamo il riscatto.

È arrivato. Fabio Grosso è l’allenatore che ci ha trascinati in A. Ci parlava prima di ogni allenamento. Un giorno ci riunì in cerchio: «Vedete, se prendete un bastoncino e provate a piegarlo, questo si spezza. Ma se prendete tanti bastoncini, e li mettete uno accanto all’altro, e provate a spezzarli, non succede. Si piegano, ma non si spezzano. Se saremo sempre insieme, ce la faremo». Così è stato.

In quei mesi, arrivò una chiamata particolare. La mia prima chiamata in Nazionale. Era la Romania: i miei genitori sono nati lì e sono arrivati in Italia da extracomunitari. Non avrei mai pensato che una Nazionale potesse convocarmi. È stata una sensazione bellissima per i miei. Io non ero sicurissimo, avevo dei dubbi. Mi ero confrontato con loro: «Non parlo la lingua, in casa utilizziamo sempre l’italiano e al massimo voi mettete qualche parola in rumeno, capisco quando parlate ma… boh… sono nato qui…». Era un’occasione unica e loro erano troppo contenti. Così ho accettato. Quando sono arrivato in Romania, mi sono reso conto dell’errore. Non capivo niente! Parlavano velocissimo, mi ritrovavo a pranzo o a cena con i giocatori che provavano a integrarmi, e io che sorridevo e annuivo come uno stupido. Ero davvero in difficoltà.

Un mese dopo, ci fu la chiamata dell’Italia per uno stage in cui il ct Roberto Mancini voleva valutare alcuni giovani e calciatori di Serie B. Ero al settimo cielo, accettai e capii quale sarebbe stato il mio destino. Quando la convocazione venne notificata, mi chiamò la Romania per sapere quali fossero le mie intenzioni: «Sarò onesto con voi. Vi ringrazio, perché mi avete trattato in modo squisito, ma mi sento italiano. Mi avete dato tanto, senza farmi mancare niente. Ma non me la sento. È stato un gran momento di famiglia, ma per rispetto vostro devo dirvi che non è ciò che voglio».

Con il senno di poi, ho sbagliato ad accettare quella convocazione. Ero completamente fuori strada. Ma non potevo saperlo prima. Se vai in Nazionale, devi farlo con il cuore. E per quanto gli fossi grato, non era quello il caso.”

By Emanuele Garbato

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