😕 Mou lo definì ‘cane malato’, Bove confessa: “Quel soprannome non mi ha aiutato”

Nonostante l’amarissima separazione estiva dalla sua Roma, Edoardo Bove è subito riuscito a prendersi la Fiorentina a suon di eccellenti prestazioni: su tutte, proprio quella in occasione della gara vinta 5-1 qualche settimana fa dalla Viola contro i giallorossi al “Franchi”. Intervenuto a Radio Deejay – come ripreso da TMW – la forte mezzala ha parlato dei suoi primi mesi nell’effervescente compagine gigliata:

“Palladino? Un po’ secchione (ride, ndr), cura ogni dettaglio. Ci abbiamo messo un po’ di tempo a capire determinati meccanismi ma ora stiamo andando bene. C’è un clima sereno che ci permette di fare le cose per bene. Mourinho mi aveva soprannominato ‘cane malato’ e non ha aiutato, ma so che mi voleva bene. Nel calcio dei grandi alcuni allenatori ti richiedono qualcosa in più e le qualità vanno in soffitta. Quando corri dietro a tutti non è facile essere lucido con la palla. Le prime partite poi non sei mai coraggioso, c’è sempre un po’ di emozione e ti nascondi. Con il tempo prendi dimestichezza e responsabilità, quest’anno mi sento al centro del progetto. Non posso dire niente contro Le Feé, ci sentiamo ancora e siamo grandi amici”.

Poi sui compagni a Firenze presi da squadre che non li volevano più?
“Tutti hanno questa idea e guardando i giocatori è vero. Siamo andati via da alcune società, ognuno per ragioni differenti, ma poi alla fine le motivazioni di un calciatore non sono per dimostrare alla vecchia squadra quanto vali. Giochi per la tua squadra e per i tuoi compagni”.

Su De Gea e Kean.
“David è una persona fantastica. Ho imparato che più sono forti e più sono brave persone. A Kean si vede che è scattato qualcosa a livello mentale. Si prende responsabilità differenti. Si sente al centro ed è responsabile anche per i compagni. Non mi concentrerei sui gol ma più sulle rincorse quando perde palla. Dimostra quanto realmente ci tenga. Poi dal punto di vista fisico e tecnico è un animale”.

Bove ha parlato anche del rapporto con la sua vecchia scuola calcio, la Boreale, di cui ha acquistato alcune quote:
Vogliamo far giocare i ragazzi nella massima tranquillità al di là dei moduli. Lo faccio affinché possano vivere quello che ho vissuto io in un ambiente educato e rispettoso senza bisogno di dover dimostrare niente a nessuno”.

By Nicola Cosentino

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