🚨 Conte: “Alleno per vincere, non per lo spettacolo. Sogno di alzare la Champions”

L’allenatore ex JuveChelseaInter Tottenham Antonio Conte ha rilasciato una lunghissima intervista al Telegraph, riportata da Goal.com.

“La gente pensa che la difesa sia un sistema difensivo, ma non è vero. Ripeto, non è vero. Non dipende dal fatto che giochi a tre o a quattro in difesa, dipende da come costruisci la squadra e costruisci l’attacco. Allo stesso tempo, non va bene essere troppo offensivi. E nemmeno troppo difensivi. Bisogna rispettare le caratteristiche dei giocatori e adattarsi a loro. La mia esperienza mi dice che se vuoi vincere il campionato o alzare un trofeo, devi avere una squadra stabile. Il Manchester City della scorsa stagione è stato il miglior esempio di squadra dotata di grande equilibrio, difensivamente e offensivamente.

I trofei che ho vinto sono una grande, grande responsabilità perché sono lì a ricordarti che ‘guarda, devi vincere. Hai fatto così e devi continuare a fare così. Se l’obiettivo finale è vincere il campionato e sollevare trofei, offrire spettacolo al pubblico è importante. Ma essere solo una squadra divertente non basta se vuoi vincere. Lo so perché ho allenato le migliori squadre e mi chiedevano sempre di vincere. Per me adesso è impossibile lavorare per una squadra che faccia divertire e basta, perché l’aspettativa è sempre quella di dover vincere. Amo il mio passato, ma allo stesso tempo l’aspettativa che ti porti dietro è sempre molto alta e se non vinci hai fallito. La migliore opzione possibile è dare spettacolo e vincere. Per essere celebrato, devo vincere. Altrimenti gli altri aspettano solo di festeggiare il mio fallimento. Questa è la verità.

La mia storia dice che nei miei club sono sempre arrivato in una situazione difficile e con problemi. Io costruisco sempre. Dopo la mia prima stagione al Chelsea, quando abbiamo vinto il titolo, avremmo potuto dominare in Inghilterra. Abbiamo parlato con Lukaku e van Dijk, con quei due campioni avremmo potuto cambiare la situazione.

Per me festeggiare il quarto posto e una qualificazione in Champions League è stato davvero strano. Alla fine della partita decisiva contro il Norwich ho chiamato il mio staff e ho detto ‘attenzione, non abituatevi a festeggiare un posto in Champions League’. Sono stato molto chiaro. Ho detto che abbiamo fatto il massimo. Dal nono al quarto posto, con tutti i problemi che abbiamo dovuto affrontare, è stato un miracolo. Ma non abbiamo festeggiato come se fosse un miracolo perché sono abituato a vincere. Sicuramente è stato uno dei momenti più duri della mia vita. Gianluca Vialli, con lui ho avuto un grande rapporto. L’ho incontrato tre settimane prima che morisse per cenare con mia moglie e conservo quel momento nel mio cuore. E Gian Piero. In soli sei giorni. È stato davvero difficile affrontare questa situazione, anche la morte di Sinisa. Quando accadono questo tipo di situazioni, hai pensieri orribili. Pensi a cosa può succedere a un’altra persona molto vicina a te, o se potrà succedere a te. È stato un momento davvero difficile, anche per i giocatori del Tottenham, quando è morto Gian Piero. Abbiamo provato a superarlo, ma ho sentito che anche i giocatori erano stati colpiti da questa tragedia.

Al Tottenham non amavano giocare sotto pressione? In quel momento la mia sensazione era questa. Se dico qualcosa vuol dire che c’è sempre qualcosa di vero. No, onestamente, non mi pento di nulla. Io sono così. Odio le bugie. Questo a volte può aiutarmi o a volte può ferirmi. Ma preferisco restare in silenzio piuttosto che dire una bella bugia, anche nel rapporto con i miei giocatori. Durante la stagione può succedere che tu abbia bisogno di un dialogo onesto, che può essere positivo o negativo. Lo so benissimo, anch’io sono stato giocatore e alcuni allenatori mi hanno detto belle bugie per tenermi calmo. Non voglio questo tipo di situazione. So molto bene che quando hai questi dialoghi onesti con i giocatori, in un primo momento possono essere un po’ arrabbiati. Poi, per mia esperienza, il tempo aiuta il giocatore ad apprezzarti. Erano arrabbiati, ma poi hanno apprezzato l’onestà.

Mi sono preso un po’ di tempo per me, per la mia famiglia e per andare a trovare i miei genitori. Mio padre mi ha spinto a rientrare in fretta, ma è importante ricaricarsi, fisicamente e mentalmente. Adesso il mio unico problema è che ho troppa energia e sto dando fastidio a mia moglie! Onestamente, un giorno mi piacerebbe sollevare la Champions League da allenatore. Ma so che è molto difficile. La gente pensa che sia semplice, ma devi essere nel club giusto, un club che corrisponda alle tue ambizioni, un club pronto a fare l’ultimo passo per vincere la Champions League. Guarda il Manchester City. Sette anni, no? Vorrei regalare questa gioia a mio padre. Mi ha detto ‘voglio vederti sollevare la Champions League’. Non è semplice, ma tutti possono avere un sogno”.

By Emanuele Garbato

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