Al Festival dello Sport Antonio Conte ha rilasciato alcune considerazioni di carattere generale sul ruolo dell’allenatore.
Ecco le sue considerazioni, riprese da Gianlucadimarzio.com:
“Il calcio è in continua evoluzione, come tutti gli sport. Nel calcio che ho iniziato a giocare io, con Fascetti e Mazzone come allenatori, la loro funzione era quella di secondi padri, che usavano bastone e carota. Il primo anno alla Juventus trovai molte difficoltà, ma Trapattoni per me è stato un papà: si lasciava molto spazio al calciatore e si cercava di gestire lo spogliatoio. Il primo cambiamento si è avuto con Sacchi, e con Lippi: l’allenatore iniziava a curare più aspetti, a darti più informazioni. Oggi l’allenatore incide in modo molto importante sotto ogni punto di vista. Incide, al 5/10/30 per cento, ma incide.
Odio sentire che noi allenatori dobbiamo fare meno danni possibili. Se il pensiero è quello, non dovresti intraprendere questo mestiere. Oggi c’è un cambio generazionale, i social hanno influito perché tendono a non creare situazioni in cui si possa sviluppare amicizia o parlare di problemi personali.
Ho vinto a Bari due campionati col 4-2-4, quando arrivai alla Juventus volevo giocare con quel sistema di gioco e ho iniziato a farlo. Poi vedendo le caratteristiche di alcuni giocatori, tra cui Pirlo. Avevo anche Chiellini che non si sentiva del tutto di fare il terzino sinistro. E allora ho fatto 4-3-3, poi è nata la difesa a 3.
Volevo riproporre anche al Chelsea il mio 4-2-4. Ma poi contro l’Arsenal perdevamo 3-0 a fine primo tempo. Poi cambiai modulo e vincemmo il campionato. I moduli sono tutti belli; ma un insegnante può avere tutte le conoscenze del mondo, però deve arrivare alla testa e al cuore degli alunni. Allo stesso modo gli allenatori coi calciatori.
Un giorno mi piacerebbe allenare una squadra che ha vinto da poco… Perché per esempio ho preso il Chelsea reduce da un settimo posto, la Juve dopo il settimo“. Secondo Conte “la partita ha diverse fasi, e i calciatori devono capire i momenti, altrimenti deve essere l’allenatore a dare degli input fra primo e secondo tempo e poi dal settantesimo, quando subentra la lettura.“
