Generalizzare e travisare, due dei termini maggiormente utilizzati, in senso pratico e non teorico, nel mondo del calcio. Espressione massima di tale posizione è la strumentalizzazione mediatica creata attorno alla battuta di Massimiliano Allegri secondo cui “basta mettere solo il muso più avanti dell’avversario per vincere la corsa“. La famosa teoria del corto muso.
🎙Allegri: « Non voglio vincere sempre 1-0, preferirei vincere 3-0. L’espressione del “corto muso” era riferita alla vittoria dell’intero campionato per un solo punto ma è stata travisata e utilizzata anche per le partite singole ».
— JuventusFC (@juventusfc) February 18, 2023
Termina la conferenza stampa #SpeziaJuve
E’ risaputo che Massimiliano Allegri non è un teorico del calcio. Nel suo essere fiscale e perfettamente conforme a precise metodologie di lavoro, il tecnico alla guida della Juventus ha sempre basato la sua filosofia di gioco sulla valorizzazione del materiale calcistico a disposizione e mai sulla ostinata ricerca di una proposta chiara e definita. Lo dimostra il suo trascorso a Cagliari, vero exploit che gli è valso l’ingresso nel mondo del calcio attraverso la porta principale, lo dimostrano i fiorenti anni successivi trascorsi tra Milan e Juventus.
Il corto muso è un’invenzione mediatica
La generalizzazione di alcune posizioni, al giorno d’oggi, è fenomeno sempre più frequente. Nel calcio così come nella vita. E’ bene però riuscire a cogliere tutte le sfumature che condiscono una presa di posizione o un atteggiamento. Vedi la famosa battuta del tecnico toscano quando gli si chiedeva di vincere i campionati, nel primo ciclo alla Juventus, con un ampio margine di vantaggio sule concorrenti.
Nelle sue parole, volte quasi sempre a smorzare i toni e ad alleggerire la pressione sulle spalle dei suoi uomini, c’era la classica vena d’ironia toscana che contraddistingue il suo modo di guardare al calcio. Invece, nell’immediato, tale battuta è tornata utile alla critica per massacrare lo stesso tecnico in merito al suo calcio non sempre entusiasmante. Allegri è un pragmatico, un pratico, uno a cui piace il fine e non il mezzo. Posizione che lo ha fatto egregiamente combaciare con la Juventus e che gli ha consentito di tagliare traguardi importantissimi.
Il suo è un calcio attendista, difensivista. Ma tali aggettivi, quando attribuiti ad organici di primo livello come quelli su cui ha potuto contare nella prima parentesi bianconera, sono sempre stati i fattori quasi determinanti dei successi. Quando la qualità dell’organico è calata, a fronte di un aumento di quello dei rivali, tale posizione si è mostrata meno vincente e perciò oggetto di critica.
In virtù di ciò, si è scatenato con veemenza sulla sua proposta l’epiteto del “corto muso”. Se appare chiaro che la Juventus non voglia vincere le partite 1-0 e di conseguenza adottare tale teoria, è innegabile che la filosofia del tecnico si basa proprio sulla ricerca di un equilibrio che garantisca prima di non subire e poi di offendere. Filosofia che porta la squadra a non fornire prestazioni sempre entusiasmanti sotto l’aspetto tecnico e dell’intensità. O, come quando è il vantaggio ad arrivare per primo, la vena difensivista del tecnico ha la meglio sulla ragionata evoluzione del calcio e vede l’organico bianconero arretrare smisuratamente in protezione della propria porta, fattore che gli è spesso costato la partita.
Per questo, seppur appare logico che Allegri non vuole vincere le partite 1-0, involontariamente la sua idea di calcio ad oggi non appare in linea con l’evoluzione, dunque incentrata sulla teoria del “”corto muso”.