❗ Doveri si espone: “Noi arbitri saremmo pronti a parlare dopo le partite”

Intervenuto sulle colonne de Il Messaggero, il direttore di gara Daniele Doveri si è soffermato anche sulle incandescenti critiche piovute addosso alla classe arbitrale italiana nelle ultime settimane. Queste – riprese da Calciomercato.com – le sue dichiarazioni:

“Perché non parliamo in televisione dopo le partite? Dipende. Se ci sono orecchie che vogliano ascoltare. E’ un problema culturale: non ha senso andare in tv, a caldo, dopo le gare ad accendere altre polemiche. Prima c’erano soltanto giornalisti e persone competenti, adesso un post sui social vale quanto la parola di chi è stato per anni sui campi di A. Noi arbitri siamo aperti. Saremmo anche pronti. Ma occorre la voglia di capire e soprattutto di ascoltare”.

PERCHE’ UN RAGAZZO O UNA RAGAZZA DOVREBBE AVVICINARSI AL FISCHIETTO? – “Perché è un’esperienza educativa e formativa. Per un giovane, oggi, è difficile prendere decisioni in un attimo e far rispettare le regole. È una dinamica cui non è abituato, considerando che a scuola riceve indicazioni dai professori, nello sport segue gli istruttori, in famiglia i genitori. Ecco, nell’arbitraggio è invece lui a decidere, sempre in base ai regolamenti”.

A VOLTE RISCHIANO LA VITA – “È la vera difficoltà dell’arbitraggio, specie nelle serie minori. Non capisco i motivi delle violenze. Molto spesso, tra l’altro, gli autori di insulti e minacce sono i ragazzi stessi, coetanei dei giovani arbitri. O, peggio, uomini che, per età, potrebbero essere i padri degli arbitri. È assurdo. Inconcepibile”.

COME RISOLVERE IL PROBLEMA? – “Li seguiamo, cerchiamo di star loro vicino, di non farli sentire soli. La nostra sezione è molto unita: offriamo a tutti, ma soprattutto a chi incappa nella violenza, molto calore umano. E tutto ciò ha un effetto, visto che quasi sempre, dopo gare macchiate da episodi spiacevoli, sono i ragazzi a chiedere: ‘Posso arbitrare domenica?'”.

MINACCE E VIOLENZA – “Purtroppo devo dire che tutti noi, o quasi, ci siamo dovuti confrontare con momenti di minacce o violenza. Io stesso, in Eccellenza, presi uno schiaffo, eppure poi sono arrivato in Serie A. C’è violenza e violenza: oggi qualcuno finisce pure in ospedale”.

By Nicola Cosentino

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Post correlati