Stipendi Juve, il retroscena di Dybala: “Il comunicato non rispecchiava l’accordo preso”

Reduce dalla pesante penalizzazione da 15 punti in classifica sul fronte “Plusvalenze”, e in attesa dell’esito del ricorso che verrà presentato presso il Collegio di Garanzia dello Sport, la Juventus è altresì chiamata a fronteggiare l’altro filone dell’inchiesta a proprio carico: quella inerente alla cosiddetta “Manovra Stipendi”, attuata dai bianconeri per fronteggiare i pesanti effetti derivanti dalla pandemia.

Sportitalia.com ha diffuso un estratto della deposizione effettuata da parte di Paulo Dybala, ex numero 10 della Vecchia Signora, dinanzi agli inquirenti:

“La proposta era quella di non percepire i quattro mesi di stipendio (non ricordo di preciso quali mesi). Noi non eravamo d’accordo perché non volevamo rinunciare a così tanti mesi. L’accordo è stato che di quei quattro mesi ne percepivamo tre nella stagione successiva ed uno lo lasciavamo come solidarietà. Quando ci hanno chiesto di rinunciare a quattro mesi, siamo rimasti stupiti e molti di noi hanno detto no. Noi per quell’anno rinunciavamo a quattro stipendi. Tre ce li pagavano con certezza, senza condizioni l’anno successiva ed uno lo lasciavamo in solidarietà. Questo è l’accordo finale”.

“Matteo Fabris e poi abbiamo un gruppo di Whatsapp con i compagni di squadra. L’informazione è girata lì, era un periodo confuso, alcuni erano andati all’estero, altri erano rimasti in Italia. Ricordo che prendemmo la decisione di decidere iniseme, cioè di accettare o meno la proposta ma di farlo tutti insieme. Io non ricordo di averne parlato personalmente con Paratici e Nedved”.

“Quello che ricordo io era che era uscito un comunicato stampa; tanta gente pensava che noi avessimo rinunciato a quattro mesi e nessuno sapeva in quel momento che noi avremmo preso tre mesi ma pagati più avanti. Leggendo il comunicato non è l’accordo che abbiamo raggiunto. C’è scritto che rinunciamo a quattro mesi ma non c’è scritto che avevamo già l’accordo sulle tre mensilità, che erano certe“.

By Nicola Cosentino

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