Luis Enrique, CT della Spagna, è intervenuto in conferenza stampa nelle scorse ore a margine della presentazione della lista dei convocati delle Furie Rosse in vista dell’imminente Mondiale in Qatar. Questa – riportata da TMW – la conferenza integrale dell’ex trainer di Barcellona, Roma e Celta Vigo:
“Ho una lista formidabile. La preparazione di qualsiasi elenco comporta prendere delle decisioni e ci sono dei giocatori che sono stati esclusi che, per merito, avrebbero dovuto essere scelti anche loro. Ho fiducia totale nel gruppo e penso che la competizione arrivi nel momento migliore. Abbiamo una squadre che, sono pienamente convinto, darà battaglia in Qatar. Non si smette di pensare alla lista fino all’ultima ora. Ieri sera abbiamo avuto un dubbio in un ruolo offensivo e l’ho risolto stanotte con lo staff”.
Ha deciso di chiamare Yeremi Pino e Ansu Fati, ma non Canales e Iago Aspas. Perché?
“Ho una regola. Non valuterò i giocatori che non sono in lista, quelli importanti sono i 26 che sono qui. Yeremy Pino sta crescendo come giocatore e ha tutte le caratteristiche che chiediamo a un esterno. Ansu è in una fase di recupero per tornare quello che era prima dell’infortunio. Non cambierò per arrivare al Mondiale. Questa è la squadra di Luis Enrique. Non moriremo di paura. Non ci sono dubbi su cosa vedrete in Spagna. Queste sono le nostre qualità, il risultato è impossibile da prevedere, ma è la nostra versione che vedremo in Qatar ed è praticamente impossibile prevedere se ci basterà”.
Che cosa comporta avere una lista di 26 giocatori?
“Ne abbiamo già parlato. Non potevamo andare tutti in panchina, da questo Mondiale cambia l’approccio. La possibilità di convocare più giocatori implica che possiamo avere più persone e soluzioni. Non ho problemi a gestirla con il buonsenso. Questa non è una competizione per cui tutti possono partire felici. Da qui in poi la gestione è compito dell’allenatore e non mi preoccupa di certo”.
Qual è il vostro obiettivo?
“L’infinito. Giocarsi ogni partita che facciamo… Lo stesso che abbiamo avuto quando siamo arrivati qui 3 anni da. Non credo che fuori dalla Spagna nessuno ci toglierebbe dai favoriti gironi. Il nostro obiettivo è giocare sette partite… Lotteremo, non c’è dubbio. Come all’Europeo. Qual è la differenza? Che abbiamo ribaltato una situazione sfavorevole. I tifosi sono devoti alla Nazionale ed alla squadra, quindi cercheremo di restituire tutto a loro. Proviamo tutti a fare festa in fondo al Mondiale”.
Crede che sia la lista perfetta?
“Tutti gli allenatori hanno qualche rimpianto. Ce l’ho per Oyarzabal, che non ha avuto il tempo di recuperare, ma non sono scuse. I giocatori che abbiamo inserito mi danno tutte le garanzie. Questo è il ruolo dell’allenatore e il mio obiettivo è motivarli a ottenere la loro versione migliore. Prima individualmente e poi come gruppo. Se lo raggiungeremo, sarò felice”.
Ha parlato con qualcuno dei 26? Sarà l’ultima convocazione?
“Non importa quello che dico. Sarà il mio quarto Mondiale e lo guarderò da una prospettiva diversa. Ho grandi speranze di continuare a vedere la Nazionale in modo altrettanto positivo e ottimista, come spero che sarà”.
Qual era il dubbio in attacco?
“Non ci sono dubbi. Le due opzioni riguardavano la posizione dell’attaccante e del pivot. Qualsiasi soluzione è stata altrettanto efficace di quella che ho preso alla fine. Ciò che è brutto è dire i nomi che sono stati tralasciati. Capisco la tua curiosità, ma da parte mia sarebbe abbastanza brutto. Parlo di quelli che ci sono. Ma sì, Ansu Fati era uno dei dubbi”.
Come mai ci sono solo 7 centrocampisti?
“Non la vedo così. Ci sono solo tre centrocampisti. Ho diversi giocatori che possono agirci in emergenza. Dani Olmo o Asensio potrebbero giocarci. La stessa cosa succede con Hugo Guillamón, che preferisce giocare da pivot al Valencia. Grazie al suo posizionamento e al modo in cui gioca la sua squadra, mi dà un’opzione molto valida. Con 26 giocatori ho più che coperte tutte le posizioni. Se è la migliore lista o no il tempo lo dirà. In termini di ciò che abbiamo ritenuto importante per raggiungere questo appuntamento, siamo arrivati nel migliore dei modi, soddisfacendo le nostre migliori aspettative. Non cambieremo il nostro modo di giocare e saremo molto coraggiosi e aggressivi quando si tratterà di voler recuperare palla. Non credo ci sarà nessuno che dirà che siamo un bel compagno di ballo”.
Si nota in lei una leadership importante.
“Ho avuto la fortuna di allenare squadre con i migliori giocatori del mondo e ho accettato il mio ruolo di guida e cercando di adattare tutto affinché funzioni e sia nel miglior modo possibile. Ho anche allenato altri tipi di squadre, ma qui sono fortunato come allenatore, posso scegliere quello che secondo me interpreta meglio l’idea che abbiamo. Il lavoro difficile è in campo e sono i giocatori che lo devono fare. Il mio compito è coordinare loro e valorizzare le loro virtù. Molte volte abbiamo la tendenza a concentrarci sugli errori. Bisogna guardare alle virtù e a ciò che possono esibire in così poco tempo. Questo è il mio obiettivo al Mondiale”.
Ansu Fati era un dubbio?
“Lui è stato uno dei dubbi fino all’ultimo. Abbiamo scommesso su di lui prima degli altri. Il livello di Ansu è indiscutibile. Ha attraversato un percorso difficile. Ho avuto dubbi fino all’ultimo secondo. L’illusione che ho è recuperare il migliore Ansu. Se ci è vicino lo vedremo. Ha giocato di più nel suo club, ma non è titolare. Penso che possa essere un grande stimolo tornare in un posto come questo, ma sono dubbi quelli che ho. Lo vedremo durante i Mondiali”.
Otto attaccanti e un solo 9.
“Degli otto, Alvaro (Morata, ndr) è il 9 più puro. Dani Olmo ha già giocato in semifinale dell’Europeo da 9, Ferran gioca sulla fascia, ma può giocare dentro al campo, così come Ansu. Non sono affatto preoccupato e per noi è la posizione con cui abbiamo più connessioni in partita. Il profilo di quel giocatore è quello di uno che deve associarsi bene e non ho alcun dubbio che il il potenziale degli attaccanti è molto alto, in questo caso non ho dubbi”.
Sarà l’ultimo Mondiale per Busquets?
“Non sono d’accordo. Il mio obiettivo è convincere Busi a giocare un’altra Coppa del Mondo. Lui è come Nadal. C’è qualche dubbio che sia stato il migliore della storia? Se facciamo un classifica, Nadal in che posizione lo metteresti? Se facciamo in modo che il gioco sia quello che vogliamo esprimere, ovvero essere nel campo avversario e avere di più degli altri la palla… Busquets diventa il numero uno, può giocare lungo e cambiare il nostro stile… Beh, ovviamente Busi non è il miglior pivot, ma non vedo nessuno meglio di Busi sulla scena mondiale per mettere in pratica quello che vogliamo fare noi”.
L’Europeo è servito per fare esperienza?
“Per i giocatori il background è interessante. Pedri è stata una scoperta all’Europeo. Qual è il bello di vedere giovani a questo livello? Che chi viene dopo può dire ‘se questo lo fa, posso farlo io’. La gioventù ti dà libertà, perché non sei ancora consapevole delle conseguenze. La maggior parte dei giovani è già in squadre di alto livello. Per quanto riguarda l’Europeo, siamo usciti e ne siamo usciti più forti. Consideriamo il prossimo passo con molto ottimismo”.
Ha un messaggio per chi non c’è?
“Dico che potrebbero essere qui senza dubbio, ma ne posso chiamare solo 26. Se fosse stata una classica Coppa del Mondo avremmo 2-3 settimane per prepararla. La preparazione fisica non è più da fare alla fine della stagione, ma adesso, quando hanno giocato già 14 gare di campionato. Lunedì ci ritroviamo, giovedì giochiamo e non possiamo più lavorare a livello fisico. Tutti possono giocare e dipenderà da ciò che vedremo negli allenamenti. Bisognerà andare secondo il loro stato fisico e ciò che sono capaci di generare. Si parte da lì, tutti insieme”.
Cosa pensa del Qatar e di questo Mondiale. Ci sono state polemiche.
“Questo è un Mondiale ed è l’evento più importante. Sono felice di rappresentare il mio Paese ovunque sia necessario. È evidente che è questo sia un Paese conflittuale. Dipende se te cerchi di concentrarti sul positivo per generare una situazione più giusta o vuoi concentrarti solo sui problemi. Io mi concentro sul calcio, non sono un politico. Spero che la qualità della vita sia migliore in tutte le parti del mondo, ma non è il mio lavoro”.
Come mai ha scelto Asensio?
“Il punto critico è stata la precedente chiamata, quando non giocava per niente e abbiamo deciso di portarlo. Ora lo ha ribaltato, il suo allenatore gli dà più minuti ed è stato decisivo. Per noi è un giocatore che può giocare sulla fascia. Un calciatore a cui piace entrare dentro. Può giocare anche da falso nove e può essere imprevedibile. Ha un gran tiro, un buon livello fisico, ottimo cambio ritmo, qualità per vedere l’ultimo passaggio. La sua situazione è cambiata e sono contento. È in una situazione in miglioramento”.
Borja Iglesias è invece stato escluso.
“Non mi piacerebbe parlare di ciò perché è abbastanza cruento e difficile per chi non c’è. Uno più uno fa due. Se guardi chi è arrivato e gli infortuni vedrai tra chi ho dovuto decidere”.
Ha chiamato sette giocatori del Barcellona.
“Come ti dico sempre, non guardo a quali squadre appartengano. Non trovo la Nazionale in una squadra e penso sia il contrario. Non guardo il numero di giocatori per club, non guardo l’età, ecc. Guardo i valori che chiediamo per competere nella nostra squadra”.
Quali condizioni ci saranno in Qatar?
“Ci sono diverse questioni di questo tipo che chiariremo con l’avanzare della competizione. In teoria, l’assetto fisico sarà migliore. Si vedrà un calcio migliore in questo periodo? È possibile. Adesso abbiamo meno tempo, ma le regole sono le stesse per tutti, non credo che nessuno possa lamentarsi. Stiamo andando in un Paese caldo, a seconda di dove siamo, è una situazione totalmente diversa. Ci sono condizioni varie che esistono in questo Mondiale e vedremo come le risolveremo”.
A che punto sono le sue sensazioni positive?
“Il Mondiale è un evento che motiva molto tutti. Non saprei dirti una percentuale. Quello che cerchiamo di trasmettere è un aspetto di fiducia al 90%. Per non dire cento”.
Qual è la condizione fisica generale?
“Non so, a parte il fatto che cerchiamo di non rischiare. Ci sono giocatori che sono usciti da brevi periodi di inattività. Nell’amichevole userò chi vedo che ha bisogno di più minuti e chi ha bisogno giocare per recuperare. Non mi baso sui possibili undici per giocare la prima partita del Mondiale. Non mi preoccupa molto perché tutti sono più che seguiti e siamo ben informati”.
Dubita di se stesso?
“Come posso dubitare? Con tutte le critiche che ci fanno, dubiteremmo di noi stessi. Sono il miglior allenatore sulla faccia della terra. Se devo convincere i miei giocatori se mi vedono dubitare… Non c’è allenatore migliore di me nella storia del calcio mondiale. Non è vero, ma ci credo. Dubbi, nessuno. I bastoni stanno per cadermi addosso (scherza, ndr)”.
Koke e Piqué, cosa pensa di loro?
“Piqué era in pre-lista. È un giocatore attivo, professionista e uno dei migliori difensori centrali. Si è esibito ad un livello molto alto. Quando ho fatto la lista dei 55, lui non era la prima opzione, perché la linea ha continuità. All’interno di quella lista, ci sono più giocatori veterani su cui non avrei dubbi su cui potrei contare. Cosa è successo, non posso controllarlo. Con Koke non ho dubbi di qualsiasi tipo. Koke è una garanzia per qualsiasi allenatore, non ho dubbi”.