Fabio Miretti, la più limpida dimostrazione del “se i giovani sono forti, bisogna farli giocare”

MIRETTI JUVENTUS – E’ terminato 1-1 il big match dell’Allianz Stadium, valido per la terza giornata del campionato di Serie A 2022/2023, tra Juventus e Roma. Un risultato che va sicuramente più che bene ai capitolini, in evidente difficoltà nella prima frazione a causa della ritrovata verve bianconera, e quasi mai in grado di creare gioco e occasioni nella metà campo avversaria; decisamente meglio nella ripresa, invece, quando, sugli sviluppi di un corner – complice una dormita di Alex Sandro – l’attesissimo ex, Paulo Dybala, pesca nel cuore dell’area piccola in acrobazia Tammy Abraham, bravissimo a beffare Szczesny, di testa, da pochi passi.

Nonostante il risultato finale lasci più di qualche rammarico ai ragazzi di Massimiliano Allegri, la Vecchia Signora può comunque sorridere dopo una prestazione decisamente più incoraggiante rispetto alla scialba prova di Genova, e coccolarsi uno dei propri gioielli – nonché tra i migliori in campo della gara – Fabio Miretti.

La Juventus si coccola il suo gioiellino: Fabio Miretti

Classe 2003, il talento di Pinerolo nasce come centrocampista centrale, venendo poi avanzato come trequartista in virtù delle sue evidenti capacità nell’incidere, e determinare, negli ultimi metri di campo. Esordisce in nella prima squadra bianconera l’8 dicembre 2021, nell’ultima gara della Fase a Gironi della scorsa Champions League contro il Malmo, che consegnò alla Juventus il primo posto nel relativo raggruppamento; la prima volta in Serie A, invece, risale allo scorso Marzo, quando subentrò a margine del match vinto dai suoi a Salerno. Chiude l’annata con 6 presenze in massima serie ma, soprattutto, con la diffusa e ferrea consapevolezza di possedere davvero qualcosa di speciale.

Qualità, classe, dinamismo, capacità di valutare la singola situazione e di rispondervi nella maniera più idonea possibile al momento e alla necessità della squadra, abilità nel buttarsi dentro, nello smarcarsi in maniera puntuale per ricevere palla e nel rifinire. Infine, personalità a quintali, un primo tocco di palle sublime e una conduzione palla che palesano l’unicità di questo calciatore. Non è un caso, che le uniche palle goal costruite dai bianconeri contro la Sampdoria si siano viste con il subentro di Miretti (e Rovella), così come anche la più convincente prova della Juventus contro i giallorossi sia per larghissima parte merito del contributo fornito dal ragazzo: la sensazione, quindi, è che – al momento – il baby talento originario di Salluzzo rappresenti un vero e proprio fattore in grado di cambiare marcia al poco qualitativo centrocampo bianconero.

Per rimarcare le doti non comuni del ragazzo, basterebbe pensare che Massimiliano Allegri rappresenti uno dei maggiori fautori della teoria secondo cui un qualsiasi giovane abbia la necessità di farsi le ossa nelle serie minori, per evitare di bruciarsi con l’immediato salto in prima squadra. Il fatto che un tecnico tradizionalmente tanto convinto della sue idee, come il trainer livornese, abbia deciso di puntare così forte su Miretti, rappresenta l’ennesima prova di quanto poc’anzi raccontato. Perché d’altronde, a prescindere dalla carta d’identità, “se un giovane è bravo, bisogna farlo giocare”. Miretti, e la cultura delle altre Nazioni a riguardo, dovrebbero servire da lezione. Vedremo se sarà così anche con l’andare delle settimane o se l’imminente arrivo di Leandro Paredes finirà per ridimensionare fortemente lo spazio del ragazzo in quello che sarà un centrocampo, fisiologicamente, rinnovato.

 

By Nicola Cosentino

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