❌ Il PSG e la Champions League: storia di 10 anni di fallimenti sportivi

L’eliminazione netta e inequivocabile contro il Bayern Monaco agli ottavi di finale è soltanto l’ultimo atto di un prolungato fallimento del Paris Saint-Germain in Champions League. Nonostante un decennio di investimenti mostruosi il club francese non è riuscito a vincere la più prestigiosa competizione europea, centrando una sola finale persa proprio contro i bavaresi. Sulla panchina si sono succeduti mostri sacri, in campo sono sempre stati schierati alcuni dei migliori calciatori al mondo eppure il risultato non è mai cambiato. Non si compra la storia? Chissà. Ciò che è certo è che non c’è esborso economico che permetta a un insieme di professionisti fortissimi di diventare una squadra difficilmente battibile. Ripercorriamo qui le tappe di un percorso complicato e deludente.

Tutto comincia 10 anni or sono con Carlo Ancelotti in panchina, Zlatan Ibrahimovic a guidare l’attacco e un centrocampo tutto italiano in cui l’esperto Thiago Motta fa da chioccia all’astro nascente Marco Verratti. Contro il Barcellona ai quarti di finale la prova è positiva e giocata alla pari, tanto è vero che il punteggio complessivo sarà 3-3. A pesare saranno i due gol blaugrana al Parco dei Principi. Esempio di sfortuna e inizio della maledizione.

L’eliminazione dell’anno successivo avviene ancora una volta ai quarti (saranno 4 consecutive) e ancora una volta in maniera molto sfortunata, ma certamente meno facilmente digeribile. La squadra di Laurent Blanc vince 3-1 in casa, ma cade 2-0 contro il Chelsea Stamford Bridge coi gol dei subentrati Ba Schurrle. Incantesimo di José Mourinho e competizione stregata.

In due delle tre stagioni seguenti è sempre il Barcellona il carnefice, ma in modi diversissimi. Nel 2015 la sconfitta è netta, senza appello. Nel 2017 si compie invece una pagina sportivamente tragica. Dopo aver vinto 4-0 in casa il PSG presuppone ingenuamente di aver archiviato la pratica. I catalani al 90′ sono sul 4-1 pur avendo dominato e nei minuti di recupero segnano i due gol necessari prima con Neymar su rigore e al 95′ con Sergi RobertoUnai Emery subisce una lezione che non dimenticherà mai e i tifosi parigini iniziano a provare profonda rassegnazione.

Dopo il Barcellona arriveranno altri due k.o. agli ottavi: senza storia col Real nel 2018, tremendamente beffardo nel 2019 contro il Manchester United di Solskjaer. I parigini vincono 2-0 a Old Trafford ma dinanzi ai propri tifosi compiono un autentico suicidio sportivo capitolando col punteggio di 3-1. Thomas Tuchel, uomo che negli anni successivi si rivelerà spietato in coppa, patisce una sconfitta tanto inattesa quanto fragorosa.

Nonostante l’ennesima botta, la dirigenza conferma il trainer tedesco, che nell’anno segnato dal Covid e da una formula anomala centra l’unica finale. Prima soffre tantissimo con l’Atalanta nei quarti in gara secca, risolvendola solo nel finale con Choupo-Moting, poi stana il sorprendente Lipsia. La finale contro il Bayern la gioca anche bene, ma nulla può quando Kimmich serve la palla vincente al solito Coman, parigino di nascita e spietato contro il club della sua città.

L’anno successivo Tuchel sarà allontanato e in semifinale contro il Manchester City in panchina siederà Mauricio Pochettino. Tra andata e ritorno la squadra subisce 4 gol e ne realizza 1. Nonostante Mbappé Neymar, la storia al netto della strana parentesi dell’anno precedente sembra non cambiare nei match che contano. Contro il Real nel 2021 ci sarà anche Leo Messi, ma non basterà. Anzi, il suo rigore sbagliato pesa non poco nel computo della clamorosa doppia sfida. Il PSG vince 1-0 in casa e passa in vantaggio al Bernabeu. A mezz’ora dalla fine la storia sembra scritta, ma Karim Benzema ha idee diverse. La sua tripletta segna la fine dell’era dell’allenatore argentino a Parigi e l’ennesimo atto di un’inspiegabile storia di cali di tensione e momenti di superficialità.

La scorsa estate il Paris ha cambiato tutto: ds, allenatore, ha rinnovato molto anche il parco giocatori e dato spazio a diversi giovani del proprio vivaio. Anche questo approccio, tuttavia, sembra vano. La Champions League resta per il club un rebus irrisolto.

By Emanuele Garbato

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