​🔥 Renato Sanches: “Derby? Sono abituato a giocare per vincerli! Su Mourinho…”

Renato Sanches, centrocampista della Roma reduce dal suo primo goal in maglia giallorossa ieri sera nella goleada capitolina contro l’Empoli, si è raccontato in una lunga intervista concessa ai microfoni di DAZN. Queste – riprese da TMW – le dichiarazioni del portoghese:

“È andata benissimo perché ho visto che lo stadio è davvero pieno, c’è un ambiente molto bello. Per un giocatore è sempre importante sentire l’appoggio dei tifosi. Penso che con una tifoseria del genere venga molto più semplice volere ogni vittoria, e dare tutto per la squadra”.

Che cosa pensa del vostro centrocampo?
“Abbiamo diversi tipi di giocatori con caratteristiche diverse, credo sia importante avere una squadra che abbia tanta varietà a centrocampo, abbiamo giocatori con molta qualità e sono convinto che questo sia davvero un bene affinché il mister abbia diverse scelte tattiche”.

Che rapporto ha con Mourinho?
“È sempre più facile quando hai un allenatore portoghese, è la nostra lingua, è più semplice capire quello che lui vuole e quello che mi chiede come giocatore, sentire l’appoggio dell’allenatore e parlare la stessa lingua, è sempre molto importante perché percepisci le cose in un modo differente ed entra molto più velocemente nella testa di un giocatore”.

Che sensazioni ha provato a vincere l’Europeo?
“Per me, come per tutti i portoghesi, è stato un momento molto speciale, io avevo 18 anni. È stato un anno molto speciale per me quello: ho vinto il campionato portoghese e l’Europeo, è stato un anno perfetto per me ed è andato tutto benissimo, grazie a Dio”.

Crede che aver vinto un Europeo a 18 anni sia stato troppo presto? È il più giovane di sempre ad esserci riuscito.
“No, credo che dovesse capitare in quel momento e così è stato. Credo che non possiamo scegliere il nostro momento, come quando arrivano momenti meno belli della vita e possiamo solo affrontarli. Credo che in tutti i momenti felici della nostra vita, non possiamo metterci a pensare troppo, dobbiamo solo ringraziare, goderceli, essere riconoscenti allo stesso tempo. Non possiamo mai sapere cosa succederà il giorno dopo quindi, credo che, come ho detto, fu un momento molto speciale per me, tutto è successo al momento giusto ed ecco, doveva succedere ed è successo”.

Che cos’è il calcio per voi portoghesi?
“L’Italia è un po’ come il Portogallo in questo: c’è molta adrenalina, molta carica, si vive molto il calcio, credo che abbiamo qualcosa in comune perché anche in Portogallo si vive molto il calcio, siamo molto appassionati di calcio. Ritrovare qui persone portoghesi che mi possono spiegare com’è il club, è davvero una bella fortuna perché ti permette di integrarti prima e di apprendere più velocemente”.

Che cosa si aspetta dai derby?
“Un derby è sempre un derby! Lazio e Roma giocano nello stesso stadio. In Portogallo siamo abituati a dire che lo giochi per vincerlo. E credo che tutti vogliamo vincere, soprattutto in quelle partite, sono le partite della città e quando rappresentiamo la nostra città vogliamo vincere sempre”.

L’hanno paragonata a Seedorf. Quale caratteristica ha in comune con lui?
“Dal punto di vista fisico credo che possiamo avere qualcosa in comune, le conduzioni di palla, i passaggi… Seedorf è un giocatore che ho ammirato molto. So che devo ancora migliorare molto e imparare per arrivare al suo livello, lui è stato un giocatore straordinario per me. Non l’ho visto tante volte dal vivo, perché ero ancora molto molto piccolo, ma l’ho amato molto e l’ho studiato parecchio su YouTube”.

Che cosa le hanno insegnato i 16 trofei vinti?
“Vincere titoli è qualcosa che un giocatore ricerca sempre perché quando finisci la tua carriera e rivedi quello che hai vinto e che sei riuscito a conquistare pensi che sia valsa la pena di fare tutti gli sforzi che hai fatto, ma credo che indipendentemente dai risultati la cosa più importante sia imparare. Potersi confrontare con culture e paesi diversi, incontrare persone diverse mentre giochi a calcio e vincere ti permette di imparare molto a vedere la vita in modo diverso, perché il calcio passa davvero velocemente e allo stesso tempo, quando sei lì che ti alleni e giochi, sembra non passare mai, ma la realtà è che la carriera passa in fretta e non puoi mai essere certo del futuro. E la cosa più bella è vincere, e godere al meglio di ogni momento, perché non si hanno mai certezze sul domani e la cosa più importante è sempre avere brave persone al nostro fianco tra i colleghi, gli allenatori, perché alla fine della nostra carriera questo è quello che conterà. Le persone che hai conosciuto, gli amici che ti sei fatto, i titoli che hai vinto, insieme a questo vincere resta fondamentale!”.

Qual è stata la prima cosa che hai voluto vedere di Roma?
“L’Olimpico”.

Chi era il suo idolo da bambino?
“Ronaldinho”.

Cosa voleva fare da piccolo?
“Il calciatore”.

Chi è il giocatore che le piace di più nella Roma?
“Aouar”.

Che cosa pensa per prima cosa al mattino?
“Oggi c’è allenamento (ride, ndr)”.

Che obiettivo ha per questa stagione?
“Fare una buona annata e aiutare la squadra a conquistare titoli, che sono i nostri obiettivi”.

Qual è la sua migliore qualità?
“Dare tutto”.

A che punto della carriera è?
“Ho 26 anni e sono già passato in diverse squadra, è un momento di maturità per me per avere un po’ di stabilità, non cambiare troppe volte squadra è importante e sono felice di aver giocato in tutte le squadre dove sono stato, perché ho fatto davvero molta esperienza ed è un bene e una cosa importante, perché ho già vinto diversi titoli nei campionati tedesco, francese, portoghese. Sono sempre situazioni dove tu vai ed impari, ma credo oggi di essere arrivato a quel grado di maturità in più, per avere un po’ più di stabilità per poter far vedere il mio calcio”.

By Nicola Cosentino

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