La tanto clamorosa quanto pesante sfuriata posta in essere da parte di Antonio Conte sabato scorso nei confronti dei propri calciatori, a seguito del 3-3 in rimonta subito in extremis dal suo Tottenham contro il Southampton, ha rappresentato l’ennesimo episodio di una lunga saga di sfoghi che, nel corso degli ultimi anni, hanno visto diversi allenatori italiani impegnati all’estero esplodere in conferenza stampa nei confronti dei più svariati destinatari.
Da Giovanni Trapattoni a Luciano Spalletti, passando per Alberto Malesani fino ad arrivare, per l’appunto, al focoso trainer salentino: riviviamo assieme alcuni dei più iconici di sempre.
Le sfuriate più iconiche degli allenatori italiani all’estero
- Giovanni Trapattoni (Bayern Monaco, 1998) – Allora guida tecnica della compagine bavarese, l’ex CT della Nazionale si scagliò duramente nei confronti dei propri calciatori non solo per il trend negativo imboccato in termini di risultati ma anche, e soprattutto, a causa delle continue lamentele avanzate da alcuni di essi per il poco spazio ottenuto. In particolare, la vittima principale del duro sfogo dello storico allenatore fu l’oramai celebre Strunz che, in virtù del particolare cognome e del maccheronico tedesco utilizzato dal Trap, fece il giro del mondo in pochissimo tempo passando alla storia come uno degli episodi più esilaranti di sempre:
“Struuunz! Strunz è qui da due anni, ha giocato dieci partite ed è sempre infortunato. Cosa permettiamo Strunz?! L’anno scorso sono diventato campione con Hamann, Nerlinger. Questi erano giocatori e sono diventati campioni. Lui è sempre infortunato! Ha giocato 25 partite in questa squadra, in questo club. Deve rispettare gli altri colleghi. Ora questi giocatori devono dimostrare a me e ai tifosi di poter vincere la partita da soli. Devono vincere la partita da soli. Io sono stanco di aspettarli, li difendo sempre. Io ho sempre i miei debiti (intendeva dire colpa) su questi giocatori. Uno è Mario e un altro è Mehmet. Su Strunz invece no, ha solo giocato il 25% di queste partite”.
- Alberto Malesani (Panathinaikos, 2005) – Incessantemente incalzato e criticato dai cronisti locali per il tutt’altro che brillante rendimento della compagine ellenica, il trainer veneto esplose in sala stampa nei confronti degli stessi in una conferenza che oramai da anni è stata consegnata alla storia come una delle più incredibili di sempre tra le risate dei presenti:
“Perché ci deve essere sempre un deficiente di turno che paga per tutti, ca**o? In 12 anni, 24 allenatori: ma ca**o, sarà mica sempre l’allenatore qua che deve pagare,? E i tifosi, abbiano i cogli**i di dare una mano alla squadra, che sono tutti giovani. Io son là 24 ore al giorno, non è possibile una cosa del genere… vergognatevi! E sono arrabbiato perché è uno schifo sta roba qua, io non ho mai visto una roba del genere. E ridono, e ridono, cosa ridete… abbiate rispetto della gente! Con voi bisogna dire le bugie e fare i ruffiani, come con i tifosi: io non lo sono, ca**o! Tutti presuntuosi, ironici, che ridono, ecco lo scemo di turno… qua si fanno le cose seriamente… Don’t worry that some people understand that I said. A me non me ne frega neanche se m’ammazzano perché la coscienza ce l’ho a posto! Ringraziate mister Varydoiannis (riprendendo la pronuncia testuale fatta dal tecnico), ringraziatelo… ‘na brava persona… e aiutatelo, ca**o… non contestatelo, cosa contesta il pubblico, cosa vuole contestare? Dopo se se ne va vedremo cosa succede, ca**o…”.
- Luciano Spalletti (Zenit, 2011) – Solitamente quasi sempre pacato ed equilibrato nelle analisi, il tecnico di Certaldo, allora trainer dello Zenit, fu raggiunto dallo Spartak Mosca a causa di una rete concretizzatasi ben oltre i quattro minuti di recupero originariamente concessi dal direttore di gara. Alla domanda di un giornalista locale che gli chiedeva quali emozioni avesse provato al goal del pari avversario giunto ben oltre l’extra time, l’attuale trainer del Napoli non le mandò di certo a dire:
“Ma quale emozione, ma che c… dice? Doveva dare (riferito all’arbitro, ndr) 4 minuti di recupero, 4 e 30 con la sostituzione, la regola è regola. Perché l’ha fatta durare 20 secondi in più? Perché gli fa piacere così. Per cui io ho già detto che non gli sto simpatico e anche oggi l’ha fatto vedere”.
- Antonio Conte (Tottenham, 2023) – La stagione sottotono degli Spurs, condita dalla recente eliminazione dalla Champions League per mano del Milan, è alimentata dal clamoroso 3-3 in rimonta subito in extremis sul campo del Southampton che, di fatto, manda in ebollizione l’ex Juventus e Inter spingendolo a pronunciare delle parole durissime che mettono ulteriormente in dubbio la sua già traballante permanenza alla guida della compagine londinese:
“L’incertezza sul mio futuro condiziona i calciatori? Scuse, scuse, scuse. Cercare di proteggerli ogni volta. Bah. Andiamo, siamo professionisti. Il club ci paga un sacco di soldi, i giocatori ricevono i soldi, io ricevo i soldi. Non per trovare scuse. Non siamo una squadra ma solo undici giocatori che scendono in campo. Vedo giocatori egoisti che non vogliono aiutarsi l’uno con l’altro e non ci mettono il cuore”.
“Sono abituati qui. A non giocare per qualcosa di importante. Non vogliono giocare sotto pressione, sotto stress. Questa è la storia del Tottenham. Vent’anni di proprietà e non hanno vinto niente. Perché? Finora ho provato a nascondere la situazione. Per cosa possiamo combattere in questo periodo, con questa mentalità, questo impegno? Per cosa? Il 7°-8° posto? La colpa è solo del club o di ogni allenatore che è stato qui. Ho visto gli allenatori che ha avuto il Tottenham in panchina fin qui. Se vogliono continuare così, possono anche cambiare l’allenatore, tanti allenatori, ma la situazione non può cambiare. Credetemi”.