❗ Tiago Pinto a 360°: “Mou? Dopo un esonero mi sento morto. Difficile gestire la finale di Budapest”

Tiago Pinto, ex DS della Roma, ha parlato per la prima volta dopo l’addio ai giallorossi. Di seguito le sue parole a Sky Sport riportate da vocegiallorossa.it.

È un piacere fare questa intervista, anche se ne ho rilasciate poche. La prima intervista internazionale l’ho fatta con te, non potevo immaginare che avrei lavorato per la Roma. Questa intervista la faccio anche per riconoscere il lavoro di Sky, il calcio italiano ha bisogno di questo lavoro pulito che fate e va detto”.

La Roma?
“Sono contento per i risultati, per Daniele, per i giocatori. Puoi andare anche via, ma per un direttore sportivo i giocatori saranno sempre i tuoi giocatori, per far bene il mio lavoro devo avere affinità totale, motivazione, carica, tutte le cose che servono per il mio lavoro. Non faccio questo lavoro senza questa passione, tre anni a Roma ti portano un bel livello di stanchezza, la Roma ora meritava un Tiago Pinto dei primi anni, non ho rimpianti”.

È stato rivalutato il tuo lavoro? La Roma è più forte?
“Con questi risultati, sono tutti convinti che la Roma abbia valore, ma non vorrei sfruttare questo momento per dire che ho fatto tutto bene, penso che abbiamo bisogno di più equilibrio a Roma, le valutazioni sui giocatori vanno fatte a medio-lungo termine”.

È vero che De Rossi le ha chiesto di restare?
“Sì, noi abbiamo sempre avuto un buon rapporto, anche prima del suo arrivo. Ha capito come lavoravo, ha capito che do una mano agli allenatori, lui ha potuto contare fino alla fine su di me, ma non avrei mai cambiato la mia decisione”.

Sull’esonero di Mourinho?
“Quello è stato un giorno molto difficile per tutti. Io sono ancora giovane, non so se i Direttori sportivi più anziani gestiscono in modo diverso. Io nel momento in cui si deve licenziare un allenatore sono morto. Le emozioni sono troppo alte, è stato un lavoro di due anni e mezzo”.

Hai salvato Mourinho dall’esonero prima di Genoa-Roma?
“Io sono stato sempre un soldato, è normale che ci sia un po’ di casino nel rapporto tra direttore sportivo e allenatore, ma sono sempre stato vicino al progetto e alla società, anche se le idee sono diverse. Ci sono cose che succedono durante la stagione, quando le cose non vanno bene vanno fatte delle valutazioni, tutte le decisioni prese sono state collettive, abbiamo anche vinto 3-4 partite di fila dopo quella partita”.

Confermerebbe De Rossi se fosse ancora alla Roma?
“Non possono mettermi in quei panni, ovviamente Daniele sta facendo molto bene; è una persona spettacolare. Mi ha sorpreso la consapevolezza che lui ha di quanto costa essere allenatore”.

Cosa è successo dopo la finale di Europa League persa a Budapest?
“Quello che mi ricordo è che è stato umanamente difficile gestire le ore successive a quella sconfitta. È stato l’unico giorno della mia carriera in cui ho sentito l’impatto fisico sulle mie emozioni. È stato un momento cruciale per me, forse è stato in quel momento che ho preso la decisione di andare via”.

I giocatori sono arrivati condividendoli con l’allenatore?
“Non è mai arrivato un giocatore senza l’approvazione di Mourinho, poi sarei stato bugiardo se avessi detto che i giocatori arrivati erano la prima scelta del club, non è così. Lui è sempre stato coinvolto, il processo di reclutamento è stato sempre chiaro, dai giocatori che sono andati bene a quelli che sono andati male, nessun giocatore è stato di Tiago Pinto o di Mourinho, non è neppure giusto che Mourinho ha avuto i giocatori che voleva perché non è vero. I giocatori che abbiamo preso erano quelli che potevamo prendere, ma nessun giocatore è arrivato a Roma senza la conoscenza di Mourinho”.

Dybala o Svilar, di quale colpo è più orgoglioso?
“Mi ha fatto molto felice prendere Dybala, però abbiamo preso tre giocatori a parametro zero che oggi valgono tanto, tipo Svilar. Tu li guardi e pensi che sia stato un buon lavoro, con tutte le difficoltà che abbiamo avuto, con le scelte che abbiamo fatto, oggi tu guardi la squadra e hai questi giocatori ha parametro zero che hanno valore sul mercato, giovani che hanno valore sul mercato, hai grandi giocatori come Dybala o giocatori che hai rinnovato molto forti, siamo riusciti a non vendere i giocatori più importanti a parte Ibanez e Zaniolo, ma non è che abbiamo sempre venduto il pezzo migliore, abbiamo Pellegrini, Cristante, El Shaarawy, Mancini che sono rimasti con noi. Sono stato felice quando abbiamo preso Dybala, poi non è che voglia essere egocentrico, ma sono molto felice per Svilar, per me è sempre un bambino. Lo conoscevo dai tempi del Benfica dal 2017, abbiamo fatto insieme il mio percorso al Benfica, poi è venuto con me a Roma, ha sofferto tanto ed è cresciuto tanto, sarà tra i migliori al mondo”.

By Alessio D'Errico

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