van Gaal: “Tumore? Sono abituato alla morte. Futuro in panchina, non si sa mai”

Lous van Gaal, ex CT dell’Olanda, ha parlato per ill documentario dal titolo Siempre positivo, che servirà a sostenere la ricerca oncologica. L’allenatore ha scoperto di essere malato due anni fa.

“Sono sempre sembrato molto giovane, ecco il motivo del mio bell’aspetto. Mia madre stava morendo e fino all’ultimo momento il suo viso era come un fiore. Nessuno avrebbe potuto capire che era malata. E io ho lo stesso problema, oppure la stessa fortuna… Convivo con la malattia da poco più di tre anni, tra radiazioni, iniezioni di ormoni, operazioni, cateteri e sacche di urina. È incredibile, ma ho imparato a gestirlo. Ci sono riuscito, e sono riuscito a farlo anche lavorando durante gli ultimi Mondiali. Penso addirittura che durante il Mondiale ci sono riuscito ancora meglio, perché avevo un obiettivo. Come malato di cancro o come allenatore, cerchi un obiettivo. Per me è stato positivo affrontare entrambe le cose”.

In che modo il cancro ha cambiato il tuo modo di vedere la vita?
“Non molto, a dire il vero. Vengo da una famiglia in cui siamo nove fratelli, sono il più piccolo. Mio padre morì quando avevo 11 anni, ne aveva 53. La mia prima moglie, invece, è morta a 39 anni e tutti i miei fratelli sono morti troppo presto. Sono abituato alla morte, ecco perché so che fa parte della vita e si può affrontarla. Quando ho saputo per la prima volta che avevo il cancro ho detto: ‘Okay, non è una buona notizia, ma è meglio che provi a fare qualcosa’. Ogni essere umano reagisce in modo diverso”.

Cosa diresti alle persone che ricevono la notizia di avere un cancro?
“Posso solo dire che dovete essere voi stessi. Fa parte della vita che possiate morire. Non è un bel processo, ma sono ancora qui e sto meglio ora rispetto a un paio di anni fa. Pertanto, c’è sempre speranza e in più posso fare le cose che ho sempre fatto, anche allenarmi. Puoi farlo quando hai una mentalità forte. Potresti non essere fortunato come me ma devi essere sempre positivo, perché la mente è direttamente collegata al corpo”.

La rivedremo in panchina?
“Non si sa mai, sono sempre positivo!”.

By Alessio D'Errico

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