Gabriele Gravina ha parlato in merito alla sospensione della Serie A a marzo per consentire all’Italia di preparare al meglio il playoff per il Mondiale. di seguito le sue dichiarazioni riprese da Sky Sport.
“Spostare la giornata prima dei playoff della nazionale? Noi non cerchiamo alternative né scorciatoie, il rinvio o la sospensione della giornata la ritengo un’opzione non percorribile. Ci stiamo attrezzando autonomamente per uno stage. I nostri selezionabili nel campionato non superano il 25%, il CT li potrà seguire in questi mesi. Ci potrebbe essere uno stage a metà febbraio anche compatibile con gli impegni delle società anche a livello internazionale”.
Si sta studiando un percorso per aumentare il numero di italiani nelle rose di Serie A?
“Riguarda sicuramente la Lega, ma c’è un principio di carattere internazionale. Il calcio rientra nell’economia di mercato, le società di capitali non possono ricevere limitazioni nelle loro attività economiche. Leggere suggerimenti su provvedimenti che impongono l’utilizzo di italiani va tolto dalla testa, questo non è percorribile. Possiamo incentivare tramite l’utilizzo di alcune risorse, si può auspicare una modifica della Legge Melandri, ma si può lavorare sugli investimenti. In questo momento il calcio considera gli investimenti sui vivai solo costi”.
Il destino della Federazione è legato al destino della nazionale ai Mondiali?
“Non ho letto una norma a riguardo. È un destino che viene individuato all’esterno della Federazione, se ne era già parlato dopo la Svizzera. C’è un principio di democrazia nelle norme federali e la risposta è arrivata con un 98,7% dei voti. C’è poi una scelta di responsabilità personale, ma questo mi sembra fuori luogo. Io sono ottimista, credo che andremo ai Mondiali”.
Come commenta le parole di ieri di Sarri?
“Mi sembra evidente, se vai fuori non meritavi di andare al Mondiale. Va avanti chi vince, siamo uomini di sport, a prescindere dal nome dell’avversario mi sembra evidente la riflessione di Sarri e non si può non condividere. Se vai fuori è perché hai meritato di andare fuori”.
Considera corretto l’attuale formula di qualificazione corretta?
“C’è un principio di democrazia, ci sono paesi che hanno più consenso perché si vota a livello internazionale. Il regolamento è noto, è inutile ricercare delle anomalie. Se esiste un ranking forse un piccolo vantaggio l’Italia che è nona dovrebbe averlo rispetto ad altre realtà. Queste percentuali sono tutte questioni politiche che dovranno essere presentate un minuto dopo la definizione del Mondiale. Credo che un’Italia che non va al Mondiale sia un danno per i tifosi e per l’immagine del calcio italiano, ma anche per chi organizza questi tornei. L’Italia è un brand che attira e attrae, i risultati si conquistano col lavoro e sul campo, non solo perché ti chiami Italia. L’Italia non va ai Mondiali perché non vince, abbiamo una realtà calcistica diversa rispetto a 25 anni fa. All’epoca era inimmaginabile per Malta una vittoria in Finlandia o un 2-2 al 90esimo contro la Polonia. Io non mi affaccio a questi discorsi, è storia e la citiamo, ma quello che conta è vincere contro l’Irlanda del Nord, che è una partita decisiva. Non dobbiamo commettere lo stesso errore commesso con la Macedonia del Nord”.
State pensando a Roma come città ospitante per la sfida contro l’Irlanda del Nord?
“L’idea è giocare a Bergamo, abbiamo ricevuto un’accoglienza straordinaria e lo stadio è perfetto per organizzare questa partita”.
C’era la possibilità di organizzare il calendario in estate in maniera tale da non giocare nel weekend prima del playoff?
“Avremmo dovuto tifare contro la qualificazione della Nazionale? Anche in caso di qualificazione, non ci sarebbe stato margine per avere più giorni disponibili perché ci sono le competizioni internazionali. Il calendario è intasato e non si può fare altrimenti”.
