Il Corriere dello Sport, come di seguito riportato, si è focalizzato sull’involuzione di Teun Koopmeiners, definita – a ragion veduta – senza fine: “In dodici mesi Koopmeiners vale la metà. Ad agosto scorso il suo valore era di 60,7 milioni – quanto pagato, bonus inclusi – ora galleggia intorno ai 30, con outlook negativo. Inutile negare che difficilmente qualcuno, in questo momento, potrebbe presentarsi con un assegno del genere per usufruire dei suoi servigi, tanto più che lo stipendio da circa 5 milioni di euro netti non aiuterebbe nel trovare un compratore. Rispetto a Douglas Luiz, venduto in fretta e furia con minusvalenza inclusa (occhio però che prima deve scattare l’obbligo di riscatto) è stata fatta una scelta differente. Quella di cercare di rivalutarlo e rimetterlo al centro del mondo Juventus, esattamente lo stesso ruolo di un anno fa, quando Thiago Motta lo battezzò come la pietra angolare del suo progetto naufragato con rapidità.
Koop è rimasto senza scialuppa di salvataggio, solo con una sorta di ciambella bucata che sta esalando gli ultimi sbuffi d’aria prima di sgonfiarsi definitivamente e lasciarlo al suo destino. Forse più ineluttabile di quello di Leonardo Di Caprio in Titanic, visto che la porta avrebbe potuto reggere due persone, mentre Koopmeiners sembra sconsolatamente solo dopo le ultime prestazioni: sostituito a fine primo tempo contro il Villarreal, decisione ineccepibile di Tudor, finito (e dimenticato) in panchina contro il Milan. Dapprima non convocato dall’Olanda, è stato graziato dall’infortunio di Timber che, però, non gli ha permesso di giocare un singolo minuto nel doppio 4-0 con Malta e Finlandia. Il rischio di saltare i Mondiali della prossima estate si fa più concreto di votaccio in votaccio, di convocazione in (non) convocazione.
Cosa può fare Igor Tudor? Sostanzialmente ha due strade. La prima è quella di incaponirsi e provare a non metterlo in discussione – lasciando indietro quasi certamente chi, finora, ha meritato di più – un po’ sulla scia di quanto fatto oramai tre decenni fa da Carlo Ancelotti con Hernan Crespo: il Tardini fischiava copiosamente ma il tecnico di Reggiolo decise comunque di puntare su di lui, vincendo alla lunga distanza. Oppure provare a spronarlo, ben sapendo che le gerarchie incominciano a essere terribilmente contornate: prima Locatelli e Thuram, in seconda battuta McKennie, poi Koop. Uguale sulla linea dei trequartisti e attaccanti, con Yildiz intoccabile, Conceiçao poi e gli altri a ruotare, con Openda e David che rischiano di rientrare in questo sistema in caso di cambio modulo.
Insomma, come ti muovi rischi di sbagliare e svalutare ulteriormente il cartellino più pagato della rosa dopo Dusan Vlahovic: il serbo è una partita oramai chiusa – sempre più probabile che saluti a parametro zero a luglio – mentre lui peserà ancora per quattro annate sui conti bianconeri. Non è da escludere che, per cercare una reazione, non ci possa essere un prestito a metà stagione. Magari con parte dell’ingaggio corrisposto dalla Juve. Attualmente però è un discorso prematuro, considerato che mancano ancora due mesi e mezzo alla finestra di gennaio e la speranza bianconera è quella di rivedere il centrocampista dei tempi dell’Atalanta. Non una sorta di Visconte dimezzato di calviniana memoria, colpito da una palla di cannone metaforica che lo ha privato del talento“.