Zeman è tornato e, per i romantici e nostalgici del calcio, è già una notizia. Lo fa a 75 anni nel nome di una passione che lo ha accompagnato dai campi siciliani, zona in cui è iniziata la sua carriera, sino agli stadi più caldi e grandi in cui ha messo in mostra il proprio spettacolo.
Il Boemo è infatti uno dei personaggi più divisivi della storia del calcio italiano: rivoluzionario, estremista, idolo per alcuni. Allenatore mediocre, perdente e normalissimo per altri. Appellandoci ai valori del calcio, ripercorrendo la carriera ma soprattutto ponendo il focus su chi ha vissuto Zemanlandia, la verità sta probabilmente nella prima frangia di appassionati.
Il suo 4-3-3 estremo ha segnato un’epoca, lanciato calciatori sconosciut, fatto affermare altri e consegnato alla storia del calcio italiano alcune tra le favole più belle. Zeman torna a Pescara per la terza volta dopo aver regalato al Delfino la Serie A ed al calcio internazionale Insigne, Immobile e soprattutto Verratti. Torna a Pescara così come era tornato a Roma, agli inizi del Duemila e poi dopo l’impresa col Pescara, e soprattutto a Foggia, città che ha in Zeman idolo assoluto e legittimamente intoccabile.
Il connubio tra la città pugliese ed il Boemo è indissolubile. 5 anni di spettacolo pure, lo storico approdo in Serie A, le grandi imprese, lo stadio che invoca il suo nome e calciatori lanciati nel grande calcio. Uno su tutti Beppe signori, mediocre attaccante a livello realizzativo tra Serie C e B divenuto poi uno dei signori del gol in Italia con la vittoria a più riprese del titolo di capocannoniere.
Il ritorno di Zeman in panchina è una vittoria di un calcio che pare non esitere più ma che invece è sempre lì ad affermare la popria grandezza. È il calcio della gente, di chi gioca per divertire in nome dei propri principi. In carriera, se avesse moderato le proprie idee, avrebbe probabilmente ottenuto grandi successi. Ma Zeman non si è mai piegato né a sistemi più grandi né alla via di mezzo. Zdenek è tornato.
