Khouma Babacar, attaccante senegalese ed ex conoscenza del calcio italiano, attualmente in forza al Sarıyer in Turchia, si è confidato ai microfoni di Gianluca Di Marzio:
Turchia – “Sto bene, anche se c’è un po’ troppo traffico. Capita che, dopo l’allenamento, debba stare due o tre ore in macchina per tornare a casa”.
Fiorentina – “Io sono un figlio di Firenze. Ripenso spesso alla doppietta segnata all’Inter. Ma quello che mi porto dentro è il gol di testa al 90’ contro il Palermo. Vedere i tifosi felici mi rendeva orgoglioso. Lo ribadisco: io sono fiorentino al 100%. Se oggi sono il ‘Babacar’ che tutti conoscono è grazie alla Fiorentina”.
Chiesa e Ilicic – “A entrambi auguro il meglio. Non ci sentiamo spesso: tutti abbiamo impegni, allenamenti, famiglia. Però ogni tanto qualche messaggio ce lo mandiamo”.
Astori – ” Una delle perdite più importanti della mia vita. La persona più umile che abbia mai conosciuto. Era un fratello maggiore. Mi chiamava ‘Babesh’. È un soprannome che uso ancora oggi. La sua morte è paragonabile a quella di mio nonno, a cui ero molto legato. Era domenica mattina, poche ore più tardi avremmo dovuto affrontare il Verona. Quella mattina… Leggo la notizia. Non capisco. ‘Di quale Davide parlano?’ Penso di star sognando. Poi realizzo. Non riesco a muovere le gambe, né ad alzarmi dal letto. Mi tremano le mani. Alla fine ho accettato: Asto’ sarà per sempre un amico”.
Pioli – “Una persona tranquilla”.
Mihajlović – “Voleva farmi diventare un guerriero, com’era lui. Ma io ero come Pioli: pacato, calmo. Mi era difficile seguirlo. Però oggi, se ho un carattere più deciso, è anche grazie a lui. Se sono un leader, è merito di Sinisa”.
Farioli e De Zerbi – “Sono identici, entrambi con grandi ambizioni. Il primo mi ha convinto ad andare in Turchia. I loro allenamenti sono sempre molto intensi”.
Senegal – “Ho creato una fondazione per aiutare i bambini. Ho anche un centro sportivo dove possono giocare a calcio. Voglio ridare qualcosa al mio paese”.
Il gol più bello – “L’ho accennato poco fa: il primo dei due gol contro l’Inter, un colpo da biliardo. Il tacco contro l’Udinese no, quello è stato puro istinto mentre l’altro è stato molto più ragionato. Il pallonetto contro la Sampdoria? Sapevo che Viviano era solito posizionarsi un po’ più avanti rispetto alla linea di porta e ho deciso di calciare così”.
