Marco Carnesecchi, estremo difensore – oramai titolare – dell’Atalanta, ha rilasciato un’intervista sulle colonne de La Gazzetta dello Sport.
“Grande segnale di fiducia del club, ma me l’hanno sempre fatta sentire, in realtà. Il giorno che ho firmato, mi è tornata in mente quella telefonata del mio procuratore, gennaio 2017, ero un ragazzo del Cesena: “Domani andiamo a Bergamo, ti prende l’Atalanta”. E sono stato felice non solo per me, ma anche per i miei genitori che mi hanno sempre aiutato: un premio per me, ma pure per loro”.
Si dice che per i portieri sia destabilizzante un’alternanza: e quei mesi di su e giù con Musso?
“Non ero abituato, ma era giusto: Musso è un grande portiere e stava facendo bene. Facciamo un mestiere complicato, è un ruolo che ha bisogno di misure, certezze: non è stato semplice, ma ora ho un’esperienza importante in più nel mio bagaglio”.
La scorsa estate, invece di restare a Cremona o prendere altre strade, ha scelto di tornare all’Atalanta. Senza certezze di giocare, visto che c’era anche Musso.
“La prima scossa me l’ha data il direttore D’Amico: è venuto a cena a Cremona, abbiamo chiarito un po’ di cosette del passato, mi ha fatto sentire quanto l‘Atalanta voleva che tornassi. La seconda il mister: ‘Marco, ora che sei qui giocati bene le tue carte'”.
