Mattero Ruggeri, terzino sinistro dell’Atalanta, ha rilasciato un’intervista a Tuttosport: “Il mio 2023? Che emozione. Ho fatto tutta la trafila del settore giovanile, dopo 6 mesi di provino sono stato tesserato dall’Atalanta nel 2009 e, squadra dopo squadra, sono arrivato all’esordio del 2020, prima in Champions League contro il Liverpool e poi in campionato con l’Inter. Sono state partite importanti ed emozionanti, peccato solo che non ci fossero i tifosi visto che eravamo in piena emergenza Covid. Ora sto trovando continuità, è bellissimo.
Un momento in cui mi sono detto ‘ce l’ho fatta’? La settimana prima delle gare in cui ho esordito c’era emozione, il mister iniziava a fare prove e vedevo che mi coinvolgeva. Mi ricordo ancora il momento in cui sono stato chiamato: ero a bordo campo che mi scaldavo con Pessina, dalla panchina Tullio Gritti ha chiamato verso
di noi dicendo “vieni Matteo” ma in quel momento ho pensato che si rivolgesse a lui. Invece con la mano ha indicato me. Il cuore ha iniziato a battere fortissimo, ero davvero molto emozionato ma al primo pallone toccato ho sciolto tutta la tensione.
È difficile essere profeta in patria? Da un certo punto di vista forse nemmeno troppo, se pensi a dare il massimo e a migliorarti questa cosa passa quasi in secondo piano. D’altra parte, la responsabilità è più alta se si gioca per la squadra della tua città: giocare davanti ai propri tifosi dev’essere uno stimolo, non una pressione in più.
Adesso vivo a Bergamo ma ho tanti amici a Zogno e nelle zone vicine, come Kevin che è un riferimento. La cosa bella è che mi trattano sempre come il ragazzo del paese che hanno conosciuto, a volte per scherzare mi dicono “dai, domani ce ne manca uno al campetto: vieni?”. Per loro sono rimasto Matteo, me lo dicono spesso ed è qualcosa che conta molto e che apprezzano davvero. La mia famiglia? Sono fondamentali. Mi hanno insegnato i valori, l’umiltà e la capacità di tenere i piedi per terra. Senza dimenticare da dove si arriva. Queste sono cose che impari da piccolo e devi cercare di portarti sempre dentro.
Due assist in tre partite ma ancora nessun gol in 41 presenze da professionista? (ride, ndr) Quel tipo di cross è una mia caratteristica, l’ho sempre avuta anche nel settore giovanile. Controllo e palla in mezzo oppure cross di prima intenzione sono giocate che mi vengono naturali. Il gol? Me lo dicono tutti. Spesso mi capita di essere anche ben posizionato, penso che ci voglia anche un pizzico di fortuna ma sono convinto che prima o poi arriverà.
Gasperini? Mi ha sempre dato molto. Lo fa ogni giorno, sotto tanti aspetti e di questo sono orgoglioso. Adesso faccio cose che prima non mi sognavo nemmeno di tentare, anche a livello fisico e di gamba sono cresciuto molto: mi sento bene, più forte. Cosa ruberei in qualche altro calciatore? Faccio il nome di un mio compagno, Davide Zappacosta. Posso migliorare molto nella capacità di puntare l’uomo e cercare l’uno contro uno. Per chi come me gioca sulle fasce è qualcosa di importante.
Il mio sogno nel cassetto? Molto semplice: vorrei arrivare il più in alto possibile con la squadra della mia città. Le avversarie sono forti e preparate, in ogni competizione è difficile arrivare al traguardo. Secondo me, però, l’Atalanta può togliersi delle belle soddisfazioni“.