Protagonista assoluto delle prime due gare del Mondiale qatariota del suo Portogallo, Bruno Fernandes è risultato decisivo sia nella gara d’esordio dei suoi contro il Ghana con due assist, rispettivamente a Joao Felix e Leao, che nella seconda uscita dei lusitani, nella quale il centrocampista del Manchester United ha annientato l’Uruguay con una tanto preziosa, quanto discussa doppietta.
Discussa, perché a monopolizzare il dibattito pubblico degli ultimi giorni è stata esclusivamente la mancata attribuzione della prima rete contro la Celeste a Cristiano Ronaldo, il quale sembrerebbe non aver toccato la sfera sul perfetto cross dell’ex Udinese, Sampdoria e Novara: risultato, marcatura attribuita proprio al numero 8 portoghese, quest’ultimo (almeno all’apparenza) sicuro che il compagno avesse sfiorato il pallone nell’intervista post-partita concessa alla stampa italiana.
Un tema sicuramente rilevante, considerata l’insaziabile fame da goal del cinque volte Pallone d’Oro, volenteroso di frantumare record su record negli ultimi anni e nel suo ultimo Mondiale in carriera, ma che ha ingiustificatamente offuscato la prova totale di Bruno Fernandes eletto, manco a dirlo, MVP del match.
DOBLETE Y MVP: Bruno Fernandes fue elegido el jugador más destacado de la victoria de Portugal sobre Uruguay en #Qatar2022. pic.twitter.com/BAkuWyzdAG
— SportsCenter (@SC_ESPN) November 28, 2022
Oltre alle decisive due reti, il classe 94′ di Maia è apparso sicuramente il più in palla del Portogallo, compagine traboccante di talento e qualità con riferimento ai singoli interpreti, ma poco fluida e brillante sul piano corale. Il tutto-campista dei Red Devils, infatti, appare di certo il fulcro delle iniziative offensive dei suoi, spesso derivanti da iniziative individuali e quasi mai in maniera convincente da trame collettive in grado di coinvolgere ed esaltare il talento globale dell’undici di Fernando Santos.
E’ dai piedi del frutto dei settori giovanili di Infesta, Boavista e Pasteleira che nascono le iniziative più interessanti e pericolose della selezione iberica, la quale sembra beneficiare in maniera spasmodica dei lampi di classe, della sua evidente alchimia con un altro totem come Bernardo Silva e della deliziosa abilità in rifinitura del calciatore. Il clamoroso tunnel da cui deriva – l’altresì discusso – rigore del 2-0 contro l’Uruguay e i 2 assist in 2 partite di Bruno, in tal senso, appaiono la più lampante dimostrazione di quanto poc’anzi affermato. Tra i pochi a garantire costante supporto in entrambe le fasi, a fornire soluzioni ai compagni e a prendersi la responsabilità di giocate non banali, l’importanza del giocatore negli equilibri e per i recenti successi del Portogallo non sembrano aver ricevuto la doverosa considerazione da parte della stampa internazionale nel corso di questo primo scorcio di kermesse. I motivi, sembrerebbero essere quelli poc’anzi analizzati.
E’ indubbio, infatti, che l’approdo in quel di Manchester nell’estate 2021 di Cristiano, abbia abbondantemente limitato la centralità tecnica di Bruno allo United: calci di rigore e punizioni quasi sempre riservati al primo e la spasmodica necessità della compagine inglese di alimentare i numeri del proprio goleador. Anche in Nazionale il discorso sembrerebbe, per certi versi, simile ma in una fase storica in cui l’ex Real Madrid e Juventus pare oggettivamente faticare, ecco che a prendersi sulle spalle la Seleção das Quinas è proprio Bruno Fernandes. Il fatto che a siglare il raddoppio dei suoi dal dischetto, con CR7 (sostituito poco prima) a guardarlo dalla panchina, rappresenta un iconico frame della convivenza tecnico-tattica dei due fuoriclasse.
La sensazione, comunque, è che quella lusitana sia una squadra che possieda potenzialmente tutto per arrivare fino in fondo. Vincere senza brillare, infatti, è sempre una cosa non da poco; le risorse a disposizione, poi, appaiono di livello altissimo. Le alternative anche, e di caratura internazionale. Unici dubbi, quanto il momento no di Cristiano Ronaldo possa influire sul morale e sull’integrità del gruppo e quanto questo tipo di mentalità adottata nelle gare, oggettivamente poco propositiva e spesso rinunciataria, possa dare i frutti sperati.
Il solo Bruno Fernandes, a lungo andare, non potrà bastare.
