La tutt’altro che indimenticabile stagione recentemente andata in archivio in casa Juventus – tanto sul piano dei risultati che per quanto attiene alle note vicende extra-campo – pone e porrà dei grossissimi punti di domanda in merito a quella che sarà la struttura dell’organico a disposizione (a quanto pare) ancora di Massimiliano Allegri nella prossima stagione.
Anche i pezzi grossi della rosa bianconera, infatti, potrebbero non più risultare intoccabili ma, al contrario, potenzialmente sacrificabili in una rivoluzione tecnico-tattica che si accinge a essere molto profonda e senza eccessivi scrupoli.
Tra questi, stando alle ultime indiscrezioni di calciomercato, potrebbero rientrare anche Federico Chiesa e Dusan Vlahovic, giunti in bianconero entrambi dalla Fiorentina al fine di far fare alla Vecchia Signora il tanto agognato salto di qualità ma che, tra infortuni ed equivoci tattici, hanno finito per essere inghiottiti dalla mediocrità della proposta di gioco sabauda. Ma che cosa è successo a due dei talenti maggiormente luminosi del nostro campionato in appena una manciata di mesi?
Le difficoltà di Chiesa e Vlahovic
Partendo dall’ala toscana, è oggettivo come l’infortunio patito all’Olimpico di Roma nel gennaio 2022 ne stia ancora profondamente condizionando le prestazioni. In primis da un punto di vista psicologico, poiché in casi del genere la paura di farsi nuovamente male attanaglia – anche inconsciamente – l’animo di un ragazzo che, sia sotto la gestione Pirlo che agli Europei, aveva dimostrato di rappresentare forse (?) il talento maggiormente dominante e incisivo del panorama calcistico tricolore, inducendolo quindi a non affondare come invece in condizioni normali lo stesso farebbe.
In secondo luogo, perché quello sfortunato incidente, anche a iter di recupero formalmente portato a termine, sia stato poi spesso e volentieri accompagnato da ulteriori acciacchi (anche derivanti dal primo, ndr) che hanno finito per limitare sensibilmente il minutaggio del calciatore e le possibilità dello stesso di tornare pienamente centrale nell’undici di Madama.
A ciò, però, si aggiungono anche le poco chiare prerogative di natura tecnico-tattica che ne hanno scandito gli ultimi mesi. Durante la seconda parentesi del trainer livornese, infatti, l’ex Viola è stato spesso e volentieri impiegato in porzioni più centrali di campo e, pertanto, meno compatibili ad esaltarne le straripanti qualità da esterno d’attacco: una serie di scelte che hanno finito per ridimensionare e mettere sempre meno a proprio agio sul rettangolo verde anche un autentico treno come il classe 97′ che, di sgroppate sulla fascia e di ampiezza, dovrebbe cibarsi per l’intera gara.
A questo, infine, si aggiunge anche la conseguente voglia di strafare e di dimostrare di un calciatore indubbiamente generoso che, per quanto ammirevole, è in alcuni casi sfociata in scelte e giocate purtroppo deleterie per i suoi: la palla persa sulla propria trequarti a Siviglia in occasione dell’1-1 andaluso di Suso ne è, probabilmente, la più limpida dimostrazione.
Discorso simile per il centravanti serbo. Ai box per tantissime settimane a causa di una pubalgia che sembrerebbe proprio non volergli dare tregua anche a campionato finito, DV9 ha vissuto una stagione a dir poco travagliata che gli ha impedito non solo di essere presente a pieno regime dal punto di vista fisico, ma altresì di poter supportare la sua squadra in zona goal come avrebbe voluto, e dovuto.
Tuttavia, c’è da dire che anche quando lo stato di salute del talento scuola Partizan sembrava essere vicino al top, quasi sempre le sue prestazioni non si sono rivelate all’altezza nell’arco dell’annata 2022-2023: l’infermabile macchina da goal osservata in Toscana non si è praticamente mai vista e, tra un abito tattico totalmente non idoneo alle sue peculiarità di rapace della profondità e dell’area di rigore (ma che è costretto a lavorare quasi sempre spalle alla porta, con risultati conseguentemente molto poco redditizi), e occasioni succulente spesso e volentieri cestinate in maniera goffa, la percentuale realizzativa del calciatore si è sensibilmente ridimensionata e, con lei, anche quella di una truppa molto poco propositiva come quella piemontese.
Tra sfortuna (tantissima) e responsabilità proprie (sicuramente minori rispetto alla prima, ma comunque da non accantonare nella nostra analisi), Chiesa e Vlahovic sono dunque finiti in discussione. Meritano ancora fiducia, o devono essere sacrificati? Senza Champions, e con introiti di vitale importanza che verranno quindi a mancare, il quesito appare sempre più attuale…
