🎌​ Hajime Moriyasu, l’uomo che ha sfidato Germania e Spagna e punta ai quarti col suo Giappone

Il Giappone si appresta a immergersi nella settima rassegna Mondiale della propria storia, tutte raggiunte a partire  dall’edizione 1998 fino all’imminente campagna in procinto di prendere il via, tra pochi giorni, in Qatar. Il cammino della selezione nipponica, almeno a leggere i nomi delle altre pretendenti inserite nel Girone E, appare decisamente in salita: al netto del più abbordabile Costa Rica, infatti, gli asiatici dovranno vedersela con due autentiche corazzate del livello di Spagna e Germania.

L’obiettivo più realistico, almeno sulla carta, dovrebbe essere quello di disputare una fase a gironi più che dignitosa e, magari, finire al terzo posto davanti ai centro-americani ma, a detta del CT giapponese, le ambizioni della propria truppa sembrerebbero essere ben altre: “Il nostro obiettivo è quello di raggiungere almeno i quarti di finale. Sappiamo che non sarà facile, ma ci proveremo”. Parole – per i motivi di cui sopra – decisamente forti e, per certi versi, folli quelle pronunciate da Hajime Moriyasu il quale con quel pizzico di spocchia, che in un torneo tanto prestigioso non fa mai male, vuole puntare a rendere possibile un’impresa teoricamente titanica e porre in essere un percorso in cui i Samurai non hanno comunque alcuna intenzione di passare per mera vittima sacrificale.

Hajime Moriyasu, il condottiero dell’ambizioso Giappone

Nato a Kakegawa nell’estate del 1968, Hajime Moriyasu lega gran parte della propria carriera da calciatore al Sanfrecce Hiroshima, vestendo comunque – sempre in patria – anche le casacche di Mazda, Kyoto Purple Sanga e Vegalta Sendai nel ruolo di centrocampista e lottando anche per la Nazionale nipponica per 35 volte, vincendo anche una Coppa d’Asia nel 1992.

Il percorso da allenatore, invece, nasce e si consolida proprio in quel di Hiroshima, sempre al Sanfrecce, dove vince ben 3 J League Division e 2 Supercoppe giapponesi che gli valgono prima la chiamata della selezione U23, e poi quella della Nazionale maggiore, sulla cui panchina siede dal 2018.

La lista dei 26 convocati non ha portato con sé particolari sorprese. Il 54enne allenatore, infatti, ha puntato quasi del tutto sugli uomini convocati nel corso degli ultimi anni, con ben 20 elementi sul totale che non risultano provenienti dal massimo campionato locale. L’età media della truppa nipponica è tutto sommato giovane e sostanzialmente frutto di un radicale ricambio generazionale in atto da qualche anno a questa parte: sono solamente 6, infatti, i reduci dal Mondiale del 2018 in Russia.

Tre le vecchie conoscenze su cui Moriyasu ha deciso di puntare, figurano anche tre vecchie conoscenze del calcio italiano. Yuto Nagatomo, ex Cesena e Inter, Maya Yoshida, passato allo Schalke 04 dalla Sampdoria, e Takeiro Tomiyasu, ex Bologna e oggi preziosissima risorsa della difesa dell’Arsenal capolista in Premier League. A spiccare, poi, sono i nomi di Daichi Kamada dell’Eintracht Francoforte, Takumi Minamino del Monaco ed ex Liverpool e Takefusa Kubo, talento passato alla Real Sociedad dopo essere approdato al Real Madrid: sarà da loro che passerà molto del cammino del Giappone nella prossima rassegna qatariota.

Il CT nipponico, per consentire alle sue pedine di maggior talento di esprimersi al massimo, dovrebbe optare per un 4-2-3-1 o 4-1-4-1 funzionale a esaltare le caratteristiche dei propri trequartisti, anche in virtù dell’assenza di un vero e proprio riferimento centrale lì davanti.

Per l’esordio del Giappone, appuntamento al 23 novembre, contro la fortissima Germania: un match complicatissimo che i Samurai però non vogliono proprio fallire, per provare a rendere reale un obiettivo quello annunciato dal proprio condottiero – ad oggi (quasi) impossibile.

By Nicola Cosentino

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