🎙 Ds Hellas: “Verdi doveva andare via, prima non si allenava come sta facendo ora”

Sean Sogliano, direttore sportivo dell’Hellas Verona, è intervenuto in conferenza stampa per fare il punto sulla complicata stagione della compagine scaligera. Queste – riportate da TMW – le sue dichiarazioni:

Ha sentito la necessità di rivolgere un appello in un momento delicato.
“Ogni tanto è giusto parlare e dire quello che si sente in questo periodo. Dopo la sosta per il Mondiale, quando la situazione era molto critica, abbiamo giocato undici ‘ultime spiagge’. Cercare di fare una rimonta dopo dieci sconfitte non capita tutti gli anni, per fortuna. Abbiamo speso molto, ma in queste undici gare la squadra ha dato tutto. Siamo consapevoli che ci sono tanti limiti, ma la squadra ha ritrovato orgoglio: avevo detto che fosse la prima cosa da recuperare, e grazie ad esso abbiamo portato a casa quattordici punti. Che non bastano: è questa la cosa più dura da accettare. In situazioni normali sarebbero sufficienti per raggiungere la salvezza, e invece nel nostro caso non bastano. Dobbiamo mantenere la lucidità: non sono qui per dire che siamo forti, ma che ci sono dei ragazzi che stanno cercando di fare più punti possibili. Dobbiamo vivere nelle difficoltà”.

C’è una gara che vorrebbe rigiocare? Il caso Juve può ridisegnare la classifica?
“Le partite le riguardiamo tutte, io lo faccio nella testa. Qualche punto l’abbiamo lasciato per strada, ma questa squadra ha delle difficoltà e ha bisogno di un ambiente che solo Verona ci sa dare, e che può portarci qualche punto in più. Sull’altro argomento non sto a rispondere, non sono la persona giusta per parlarne”.

Quali sono le squadre che possono perdere punti per strada?
“Questo è un campionato particolare rispetto ad altri anni: diverse squadre che partivano con l’obiettivo della salvezza hanno fatto tanti punti nel girone d’andata. Mancano ancora dodici partite, un terzo del campionato: non è facile capire se c’è una squadra che può mollare. Ma siamo legati a quello che dobbiamo fare noi”.

Quanto sta mettendo del suo in un momento come questo?
“Chi fa il mio lavoro se non mette qualcosa di personale non lo fa nella maniera giusta. So dove mi trovo, conoscevo i problemi di una squadra che aveva cinque punti ed era ultima in classifica. Non tollero non avere dignità professionale e orgoglio: la squadra li ha e li sta dimostrando. Zaffaroni ha sempre allenato in C, Bocchetti è alla sua prima esperienza, ma non è detto che chi è più abituato a questi palcoscenici abbia più dignità professionale di loro. Dalla mattina alla sera lavorano per riuscire a fare qualcosa in più. Stiamo tentando di ribaltare qualcosa di difficile da ribaltare. Non possiamo chiedere alla squadra di fare i punti non fatti prima, perché le gare non si possono rigiocare: le si può chiedere di fare meglio d’ora in avanti”.

Ha notato un po’ di scoramento nella squadra?
“A livello nervoso spendiamo tutti molto. Questa squadra in questo momento è in difficoltà sotto questo profilo. Ma vedo voglia di tornare ad essere una squadra che corre più degli altri, e che sa giocare anche a calcio. In questo momento è più giusto ammettere i limiti e cercare di risolverli che fare finta di niente. Sembrava quasi una rimonta riuscita: se l’Inter avesse fatto l’Inter, oggi saremmo stati a -2. Invece tornare a -5 a livello nervoso è stato accusato”.

Come state preparando la gara con la Samp?
“Sarà una gara molto difficile, e il fattore campo inciderà. Sono sicuro che i nostri tifosi ci aiuteranno. Anche la Samp sta vivendo un momento complicato… Poi ci sarà la sosta, e potremo recuperare qualche energia nervosa, ma ora non abbiamo tempo. Il mister dovrà scegliere dei giocatori che hanno la testa e i nervi pronti per giocare una partita difficile”.

Per fare i miracoli ci vuole grande fede: da dove può tirarla fuori la squadra?
“Forse noi non siamo in grado di fare i miracoli. Siamo in grado di dare tutto quello che abbiamo: ci giochiamo tanto, anche delle nostre vite. Io qui sono stato tre anni, belli dal punto di vista dei risultati. Ma dentro un club bisogna saper stare anche nelle difficoltà: è lì che si misurano le persone. Anche quando si perde, bisogna farlo con orgoglio. Ci crediamo ancora: dopo la partita con lo Spezia ero sotto il settore ospiti con i giocatori. Non mi piace fare le scenate, ma adesso credo ci sia bisogno anche di questo”.

Djuric e Verdi possono essere le armi in più di questo rush finale?
“Sì, sicuramente. Non è un disonore dire che in questo momento l’Hellas non ha un giocatore che può fare quindici gol. Proprio per questo abbiamo bisogno della voglia di tutti di dimostrare qualcosa. Verdi doveva andare via perché avevamo parlato con lui e perché in questi mesi si aspettava qualcosa di diverso, e probabilmente anche noi. Lui ha sinora dato poco, sebbene sappiamo possa dare molto dal punto di vista tecnico. Se nelle ultime partite ha avuto spazio è perché in settimana aveva dimostrato di meritarselo. Se prima non lo aveva è perché in precedenza non si allenava come sta facendo in questo periodo. Non c’è nessuna polemica col giocatore: quando è saltata la trattativa con la Salernitana gli abbiamo detto ‘doveva andare così, rimboccati le maniche e vedrai che avrai la tua occasione'”.

I fischi di domenica le hanno dato fastidio?
“Allo stadio la gente si comporta come si sente. So che in questo momento è difficile prendere gli applausi. Però so anche come ragionino e quanto ci tengano i tifosi del Verona. Loro sanno che in questo momento ci devono essere: se abbiamo una speranza, oggi, è solo insieme a loro”.

Come sta vivendo questo momento difficile Setti?
“Ci sentiamo o ci vediamo quotidianamente. In questo momento è il presidente, ma ragiona come un tifoso. Spesso sono io a dirgli che abbiamo fatto quattordici punti e che non era scontato farli. E lui mi risponde: ‘Sì, ma non bastano’. E ha ragione. La vive sentimentalmente, come se fosse un tifoso. Ha sicuramente le sue preoccupazioni, il primo a non aspettarsi una situazione così era lui. Non bisogna farsi prendere dai nervi, anche se non è semplice”.

C’è ancora la scintilla di cui parlava qualche settimana fa?
“Questa scintilla ci ha fatto fare quattordici punti, che però non bastano. E questa scintilla deve diventare qualcosa di più: deve diventare fuoco. E perché sia così dobbiamo avere gli occhi più cattivi”.

Si aspettava di più da Gaich?
“Dei nuovi arrivati quello che stava meglio di tutti era lui. Paradossalmente, quello che sta faticando di più in questo momento è proprio lui. In Argentina giocava al San Lorenzo, dove le pressioni sono alte, poi è andato a Mosca… Non ha giocato in club minori. Gli altri, secondo me, hanno beneficiato maggiormente del lavoro fisico che hanno fatto. Per la struttura che ha invece non è ancora in condizione di giocare come noi vogliamo. Anche se l’unica partita in cui non ha fatto davvero bene è stata quella con il Monza, nelle altre ci ha sempre dato un buon contributo. Resto però convinto che possa dare di più”.

Ci può dare un parere sugli altri nuovi arrivati?
“Duda probabilmente era più pronto, per il suo percorso precedente e per il tipo di giocatore che è. A gennaio a volte un giocatore si inserisce subito, altre volte no. Non siamo mai sicuri di cosa possa succedere. Ma io vorrei ritrovare anche qualcuno della ‘vecchia guardia’, perché abbiamo bisogno anche di loro”.

By Nicola Cosentino

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