FIORENTINA EUROPA ITALIANO – Dopo una battaglia serrata fino all’ultima giornata, la Serie A si è conclusa e ha emesso gli ultimi verdetti: Milan campione, Lazio e Roma in Europa League, Fiorentina in Conference League a discapito dell’Atalanta ottava e fuori dall’Europa, Salernitana salva e Cagliari in B.
I viola ritornano in Europa: grande lavoro di Italiano
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Il club gigliato non vedeva l’Europa dalla stagione 2016/17 quando fu eliminata ai sedicesimi di finale di Europa League dal Borussia M’gladbach, dopo aver vinto il girone. Italiano, già protagonista in questi anni di una storica tripla promozione con tre squadre diverse (unico tecnico in Italia a riuscirci) Arzignano in C, Trapani in B, Spezia in A, ha compiuto l’ennesimo capolavoro.
L’estate della Viola non era cominciata nel migliore dei modi, vista la spasmodica ricerca di una guida tecnica. Il Mister aveva già rinnovato con lo Spezia (salvato in grande stile l’anno scorso) e la pista che portava a lui non sembrava essere praticabile. L’insistenza però di Commisso e Barone e l’assoluta disponibilità del tecnico a sposare la causa (alcuni treni passano una volta sola) ha portato frutti, consegnando a Vincenzo le chiavi di una delle panchine più importanti del Paese.
Numeri alla mano l’andamento del campionato della Fiorentina è stato lineare: 10 vittorie, 7 sconfitte e 2 pareggi nel girone d’andata; 9 vittorie, 7 sconfitte e 3 pareggi nel girone di ritorno. Rispetto allo scorso anno in cui i Viola chiusero al 13° posto a quota 40 punti, a -22 dal 7° posto, colmando il gap (22 punti in più e 7° posto finale a quota 62), ciò rappresenta un enorme passo avanti. Non bisogna assolutamente dimenticare poi la cessione di Dusan Vlahovic alla Juventus nel mese di gennaio. Il serbo, infatti, fino a quel momento aveva trascinato i gigliati a suon di reti. È un segno del destino che la qualificazione sia arrivata proprio contro i bianconeri del gioiello slavo.
L’importanza del collettivo
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Il calcio è uno sport di squadra e non si può fare affidamento solo su un singolo giocatore. La torta è, dunque, più importante della ciliegina. Italiano e i suoi hanno fatto tesoro di ciò, ripartendo in fretta dopo l’addio di Vlahovic che ha salutato nel 6-0 sul Genoa (seconda giornata di ritorno). Le prime due gare senza di lui (pareggio a Cagliari e sonora sconfitta contro il Torino) avevano lanciato l’allarme ed erano stati in tanti a dire: “senza di lui la Fiorentina non gira”. Critici smentiti subito con la grande vittoria nei quarti di Coppa Italia contro l’Atalanta per 3-2, con Piatek autentico protagonista e il doppio successo consecutivo in campionato contro Spezia e la stessa Atalanta.
Ecco, parte del merito va sicuramente anche alla società che ha investito sul mercato prendendo due attaccanti per sopperire alla partenza dell’ex Partizan. Da lì in poi la Fiorentina, eccezion fatta per l’inciampo con il Sassuolo e la doppia sconfitta in semifinale di Coppa Italia contro la Juve, ha fatto 2 mesi ad alto livello arrancando un po’ dalla fine di aprile con 4 sconfitte in 6 gare. Nelle ultime due casalinghe però è riuscita ad imporsi con autorità su Roma e Juventus (2-0 in entrambe le partite), tenendo a distanza l’Atalanta di Gasperini.
Il 4-3-3 dell’ex Spezia ha permesso, inoltre, di esaltare le qualità delle mezzali e degli esterni alti in particolar modo, su tutti Nico Gonzalez. Piatek e Cabral non hanno fatto rimpiangere più di tanto Vlahovic, mettendosi totalmente a servizio della squadra e segnando anche gol pesanti. Nel finale di campionato è stato poi decisivo il recupero di Jack Bonaventura. L’arte di sapersi reinventare superando le difficoltà è stata la chiave di volta della stagione viola, che torna a respirare dopo 5 anni profumo d’Europa. Nel nome di Davide Astori, eterno capitano!