VINCENZO ITALIANO FIORENTINA – Da calciatore viveva il campo e nel campo, posizione e approccio generate dalla volontà – così come dalla passione – verso il controllo del gioco. Ordinato centrocampista, dinamico interprete del ruolo, carismatico pilastro delle squadre in cui ha militato. Doti che ne lasciavano intendere il futuro, quello ora diventato presente: la possibilità di essere un ottimo allenatore. Il soggetto interessato? Vincenzo Italiano.
La partenza dall’Italia al superlativo: la Sicilia
Per conoscere e comprendere Italiano non basta parlare della sua Fiorentina, che toccheremo tra un po’. Non scomodiamo l’Arzignano Valchiampo, esperienza in Serie D che Italiano chiudeva appena quattro anni fa. Partiamo da Trapani, dalla sua Sicilia (Vincenzo è nato in Germania, ma all’età di 6 mesi è ritornato sull’isola definita l’Italia al superlativo dalla scrittrice francese Edmonde Charles-Roux), terra dalle vibrazioni differenti, gioiosa tutto l’anno ma, allo stesso tempo, costretta a barcamenarsi per e tra le difficoltà di svariato tipo. I siciliani, nel corso della storia, hanno dovuto superare ostacoli con energia e creatività, trovare soluzioni controintuitive, risultare speciali agli occhi dei promotori dell’ordinario. Anche qui, chi ha vissuto quel periodo troverà corrispondenze con il Trapani di Vincenzo Italiano (club dove, tra l’altro, il tecnico aveva militato anche da calciatore): una squadra aggressiva, verticale, caratterizzata da attacchi diretti difficili da assorbire. Quel Trapani non partiva con i favori del pronostico, ma con le idee dell’allenatore e l’intelligenza del gruppo, fu raggiunta un’inaspettata promozione in Serie B al termine dell’annata 2018/2019.
Il capolavoro di Italiano: lo Spezia
Seppur con una società diversa, lo Spezia, nella stagione successiva Italiano conobbe la Serie B, e anche in questo caso la sua compagine non era certamente inserita nel gruppo delle favorite. L’inizio complicato favorì l’insorgenza di malumori, ma il cammino dal grigiore dell’incertezza passò ai più luccicanti colori dell’arcobaleno, regalando ai liguri una storica promozione in Serie A. Una compagine che praticava un gioco diverso dal Trapani, più ragionato, manovrato, maggiormente votato a un’occupazione dinamica degli spazi per cercare la giusta soluzione evitando necessariamente intensità e aggressività. È probabilmente nel passaggio tra Trapani e Spezia che si è maggiormente notato uno dei principi cardine del calcio di Italiano: l’adattabilità.
Le sirene cominciavano a essere decise e ammalianti, ma il matrimonio con lo Spezia non fu sciolto ed ebbe un nuovo – ultimo – capitolo in Serie A. Per l’ennesima volta nella sua carriera, Italiano ha dovuto sovvertire i pronostici attraverso lavoro, idee (piacevolissimo mantra), intelligenza emotiva e conoscenze tanto tattiche quanto strategiche. Materiale per ottenere la salvezza e guadagnare la grande possibilità, ovvero la Fiorentina.
La Fiorentina riabbraccia l’Europa
Come possiamo declinare la Fiorentina di Italiano? Seppur in prima istanza, partiamo dalla fine, con la qualificazione in Europa. La Viola, grazie alla notevole stagione giocata, competerà in Conference League. Un cammino che ha reso quello toscano il sodalizio maggiormente migliorato rispetto al precedente campionato (addirittura +22 punti), ulteriore certificazione della bontà del lavoro. Le intenzioni della squadra trovano riscontri nei dati: seconda percentuale media di possesso palla dopo il Napoli, quinta per percentuale di tiri terminati nello specchio, sesta per Expected Goals, penultima per tiri in porta subiti (dati con fonte fbref.com). La Fiorentina, dunque, ha costantemente ricercato il controllo del gioco, concetto certamente abusato nella narrazione dei giorni nostri ma che, in questo caso, va concentrato nella volontà di essere propositivi ed equilibrati in ogni situazione. Attaccare bene per difendere bene, e viceversa. Una squadra non monotematica, corale, capace di scegliere e incidere grazie al lavoro settimanale e alla personalità dei calciatori, propensi al rischio e non proni all’esecuzione di un unico copione (inseriamo, in questo discorso, un ulteriore dato da fbref.com: nonostante quanto scritto sul possesso palla, la Fiorentina è la squadra in Serie A che ha completato il maggior numero di passaggi a più di 30 yards, dunque poco meno di trenta metri).
Un calcio moderno, che accetta il rischio ed è consapevole che l’individuo viene valorizzato dal gruppo, senza alcuna forma di anarchia. Ovviamente giocare in Europa sarà una storia diversa, che richiederà un’ulteriore aggiunta di qualità e il rafforzamento della personalità già mostrata. Alcune questione di mercato andranno risolte (come quella riguardante Torreira), e bisognerà necessariamente intervenire sul fronte offensivo (Vlahovic, partito a gennaio direzione Juventus, è comunque risultato per distacco il capocannoniere della squadra con 17 reti, subito dopo troviamo Nico Gonzalez, fermatosi a quota sette), dato che nel girone di ritorno sono stati segnati 25 gol, a fronte dei 34 dell’andata (pesa, come già lasciato intendere, la partenza di Vlahovic). Gli uomini di mercato sapranno come muoversi, consapevoli di come il top player sia già in casa, seppur non con gli abiti del calciatore: Vincenzo Italiano, ciò che serviva alla Fiorentina.