⚪⚫ Giuntoli: “Ho amato la Juve di Platini ma quella di Lippi è l’emblema. Vittoria più importante? La prossima”

Cristiano Giuntoli è intervenuto al Festival dello Sport organizzato dalla Gazzetta dello Sport. Di seguito le sue parole riportate da gianlucadimarzio.com.

Mio padre? Era proprio un fanatico della Juve. Io avevo più una visione a 360 gradi, lui era un grande tifoso. Mi manca un po’ la condivisione con lui di questi momenti. Sarebbe stato contento e orgoglioso ma anche un po’ preoccupato oggi. Nella mia famiglia sono tutti juventini: anche loro hanno il senso di responsabilità per questo club che amano. Col club Prato Juventus andavamo a vedere la Juve. Sono stato un bambino che ha sognato molto. La passione nasce da mio nonno dove si parlava di calcio, di ciclismo. La prima volta allo stadio? A Bologna, non mi ricordo quale partita fosse ma ci fu tanta pioggia. La prima che ricordo è Pistoiese-Juventus: situazioni particolari perché dovevamo stare zitti e non esultare ai gol (ride).

La Juve che più amato forse quella di Platini e Boniek. Voglio ricordare anche quella di Lippi perché penso sia stata veramente l’emblema del club. Marcello ha fatto una cosa straordinaria. Le vittorie hanno tutte un grande fascino in tutte le categorie. La vittoria più importante? La prossima.

Durante il centenario della Juve qualche giorno fa mi sono trovato a tavola con Zidane, Platini, Del Piero. Molto emozionante perché hanno fatto la storia della società e del calcio mondiale. Nel ‘98 ci fu l’amichevole al Comunale fra la Juventus e l’Imperia. Io giocavo da difensore centrale e marcavo Filippo Inzaghi: era l’amichevole prima del famoso match con l’Inter del rigore non rigore di Ronaldo. Ricordo che Lippi mi disse di stare attenti nella marcatura di Inzaghi perché aveva paura che si potesse infortunare. Ogni tanto ne parlo con lui e ci scherziamo”.

A scuola ero bravo, non avevo molta voglia ma buona capacità di apprendimento. C’è un momento in cui uno deve prendere una strada e ho scelto il calcio. Mia madre non era così contenta ma poi scelsi quella della passione. Stare sospeso per tanti anni e non essere né carne e né pesce, per la famiglia dava pensiero ma alla fine ce l’ho fatta. Io dirigente? Io sono un aggregante per natura, già negli anni passati facevo gestione e poi me ne sono accorto. Per tutti ero un punto di riferimento naturale. Giusto che faccia sentire la mia voce e il mio volto perché rappresento un club importante ma non mi piace apparire. Voglio pensare più al noi: la parola Juventus inizia col “you” e finisce con “us”

By Alessio D'Errico

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