Guardiola, la Grande Bellezza della fase offensiva

GUARDIOLA MANCHESTER CITY REAL MADRID – La straordinaria semifinale d’andata dell’Etihad Stadium tra Manchester City e Real Madrid è stata un vero e proprio nettare degli dèi per tutti gli appassionati di calcio che hanno ammirato lo spettacolo in campo. Un 4-3 epico che ha posto l’accento sulle numerose doti offensive delle due squadre.

City: interscambiabilità, attacco dello spazio e nessun punto di riferimento

Per certi versi si può dire che il risultato finale poteva essere ancora più rotondo a favore dei Citizens. Ma questo ci interessa relativamente. Le idee di Pep Guardiola e la loro conseguente messa in pratica sul rettangolo di gioco non hanno bisogno di un ulteriore approfondimento, tuttavia la partita ha evidenziato dei principi che appaiono lampanti: interscambiabilità, attacco dello spazio, nessun punto di riferimento.

Armi che hanno messo in crisi l’avversario sin dai primi minuti di gioco, quando Mahrez ha tagliato dentro il campo trovando con un passaggio illuminante la testa di De Bruyne, non propriamente un numero 9. In occasione del secondo gol è stato il turno di Gabriel Jesus nell’attaccare lo spazio centrale, sfruttare l’errore di Alaba e battere in sicurezza Courtois. Stessa identica situazione accaduta sul 3-1, con l’inserimento sulla fascia di Fernandinho e il cross preciso messo in rete da Phil Foden nel cuore dell’area piccola. Bernando Silva ha partecipato alla festa con un mancino dorato incastonatosi sotto al sette. L’unico a non aver segnato è stato Mahrez che si è visto respingere dal palo un piazzato a colpo sicuro.

Emerge, comunque, chiaramente che tutti gli uomini offensivi hanno contribuito a disegnare la vittoria finale, venendo coinvolti nelle rispettive reti senza dare alcun punto di riferimento, attaccando a turno lo spazio e scambiandosi spesso la posizione. Vero e proprio calcio totale che non può essere oppresso in schemi e moduli fissi. Che sia un 4-3-3 o un 4-2-3-1, veder attaccare il City è un piacere per gli occhi.

Sfida a viso aperto: dall’Atletico al Real

Dall’Atletico Madrid al Real Madrid. Il calcio ci insegna che ogni partita fa storia a sè e tanto dipende dalla filosofia dell’allenatore avversario e di riflesso della sua squadra. Il City ha trovato molte più difficoltà a livello offensivo con i Colchoneros, schierati in pratica da Simeone con un 5-5-0 all’andata, che ha costretto gli inglesi a rivedere leggermente il proprio modo di esprimersi (meno tecnica, più sostanza e agonismo). Morale della favola? Stesso risultato: vittoria di misura. Eliminando, infatti, la regola dei gol fuori casa, un 1-0 è praticamente identico ad un 4-3. Difendersi ad oltranza quasi mai porta premio.

Il Real Madrid, invece, pur conscio di cedere il fianco agli attacchi di De Bruyne e compagni, non si è snaturato giocando a viso aperto e alla fine, con un pizzico di fortuna, tenendo viva la qualificazione grazie ai suoi fuoriclasse (Benzema e Vinicius in primis). Ne ha beneficiato lo spettacolo, la fantasia dei due tecnici e la classe sfavillante dei campioni in campo.

Pep e Carlo meritano di essere in semifinale e, allargando l’orizzonte, di essere annoverati tra i migliori allenatori di quest’epoca perché piuttosto che trionfare con filosofie contrarie, preferiscono affondare con le proprie idee. L’ultima finale di Champions persa da Guardiola lo dimostra. Nonostante ciò il City è sempre lì. E gran merito va al suo condottiero. Al ritorno ne vedremo delle belle!

By Pasquale Ucciero

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