Tema che ciclicamente torna in auge, il coinvolgimento del portiere nella prima costruzione fa discutere e crea fazioni: chi la ritiene utile – com’è effettivamente – nelle situazioni in cui è necessario cercare di muovere i difendenti avversari sin dalla propria metà campo, così da generare superiorità numerica e funzionale tale da poter essere più incisivi nella risalita della manovra, chi invece non ha mai visto di buon occhio quella che è chiaramente una dinamica di gioco rischiosa. Ha fatto rumore, a tal proposito, l’errore di Gianluigi Donnarumma con la Nazionale italiana nella rovinosa sconfitta patita contro la Germania pochi giorni fa in Nations League, a seguito della quale non sono mancati battibecchi (uno con protagonista proprio Gigio) e i j’accuse al portiere del Paris Saint-Germain.
Donnarumma e il coinvolgimento tecnico
Per quanto si possa criticare – spesso in maniera volgare, purtroppo – Donnarumma, i dati – che non necessariamente sostituiscono, ma aiutano, l’analisi – dimostrano come questa (la costruzione dal basso con il portiere coinvolto) sia una circostanza con palla in cui l’ex Milan è spesso stimolato. Come raccolto dal CIES, che ha preso in rassegna trentasei campionati sparsi per il mondo, Donnarumma è il secondo portiere con la più bassa percentuale di lanci lunghi (appena l’8.4% delle giocate che l’hanno visto protagonista con il PSG fino allo scorso 10 maggio, limite temporale nella raccolta del CIES. Per lancio lungo si intende almeno a 40 metri). L’unico che lo precede è il suo compagno di squadra Keylor Navas, con l’8.2%. Terzo in questa speciale classifica chi vuole – o chi deve – giocare corto, è Daniel Heuer Fernandes dell’Amburgo, che anche nella prossima stagione militerà nella seconda divisione tedesca dopo aver perso lo spareggio con l’Herta Berlino per approdare in Bundesliga.
Chiudendo con una rapida constatazione su suolo italiano, il portiere meno propenso a lanciare lungo è David Ospina del Napoli, che ha deciso di ricorrere a questa scelta solo nel 18.1% dei casi.