Inter, a Lecce sprazzi di attacco pesante: mera eccezione o possibile variabile tattica?

INTER ATTACCO PESANTE – Sono serviti 94 minuti, e una disperata zampata in mischia di Denzel Dumfries, all’Inter per avere la meglio del neopromosso Lecce (e, soprattutto, dello strepitoso estremo difensore giallorosso, Wladimiro Falcone) nel primo impegno di campionato dei nerazzurri targato 2022/2023. Passati in vantaggio con un goal lampo dell’attesissimo Romelu Lukaku, i meneghini si sono prima fatti raggiungere dalla rete di Assan Ceesay, per poi agguantare la vittoria sul filo di lana grazie al forte esterno olandese.

Per abbattere il muro salentino nell’ultima mezz’ora, Simone Inzaghi ha deciso, con il passare dei minuti, di affidarsi progressivamente all’intera artiglieria pesante presente in panchina: da Edin Dzeko a Joaquin Correa, passando per lo stesso ex PSV ed Henrikh Mkhitaryan, mantenendo comunque in campo l’intoccabile Lu-La e ridisegnando il proprio undici prima con un 3-4-1-2 e, nelle battute finali, con un addirittura super offensivo 4-2-4, alla ricerca di un’insperata marcatura che, come poc’anzi ricordato, è alla fine però arrivata. Una soluzione che ha finito per coinvolgere, contestualmente, tutti gli interpreti offensivi della Beneamata e che ha mostrato – complice il complicato evolversi del match, e le conseguenti necessità della squadra – un’Inter tatticamente (quasi) mai vista prima.

Inter, a Lecce sprazzi di attacco pesante: eccezione o possibile variabile tattica?

Sarebbe a dir poco folle pensare che il trainer piacentino possa optare per un assetto tattico eccessivamente spregiudicato sin dal 1′, considerando anche la scarsa inclinazione dello stesso a discostarsi dal tanto amato 3-5-2. Tuttavia, qualche accorgimento o possibile mutazione tattica, soprattutto a gara in corso e a margine di particolari tipi di partite, potrebbe essere attuata.

Con l’arrivo di Christian Eriksen a Milano, ad esempio, Antonio Conte – integralista per eccellenza, forse, nel mondo del calcio moderno – decise di rimodellare in qualche modo il suo 3-5-2, trasformandolo in un 3-4-1-2 più incline a valorizzare le caratteristiche del fuoriclasse danese, posizionando l’ex Ajax, sulla trequarti, alle spalle di Lautaro e Big Rom. Un’ipotesi forse replicabile, a particolari condizioni, anche nella gestione Simone Inzaghi. Un po’ come successo in terra salentina, infatti, l’Inter potrebbe decidere di sfruttare l’oggettivo potenziale di almeno 3 dei propri 4 principi offensivi nello stesso momento.

El Toro alle spalle della coppia Dzeko-Lukaku/Lukaku-Correa? Correa a supporto del tandem Lautaro-Lukaku?

Soluzioni diverse per interpretazione, e tutte sicuramente affascinanti, ma – almeno per il momento – decisamente remote da ipotizzare sin dal fischio d’inizio: i nerazzurri sarebbero costretti a rinunciare a un centrocampista (Calhanoglu o Mkhitaryan, nello specifico) per far spazio a un eventuale trequartista, andando quindi a stravolgere gli equilibri di una squadra che gioca comunque da quasi 4 anni con lo stesso sistema e che, soprattutto, per quasi l’intera scorsa stagione (Febbraio, Marzo e Bologna a parte) sembrava funzionare in maniera perfetta. Optare per questa pista, inoltre, priverebbe la compagine lombarda di una possibile soluzione da impiegare a gara in corso, soprattutto in caso di partenza dal 1′ del Tucu, quest’ultimo forse l’unico – per caratteristiche – in grado di far saltare il banco individualmente subentrando dalla panchina.

Riflessioni tattiche forse fantasiose, ma che di certo incuriosiscono, e non poco, i tifosi dell’Inter e gli amanti del calcio tutti: siamo solo alla prima giornata, ma gli spunti su cui soffermarsi sono già davvero tanti. Sarà forse necessaria un’altra Lecce per vedersi materializzare quanto sopra ipotizzato, oppure gare sulla carta più abbordabili, e i numerosi impegni ravvicinati, potrebbero influire sulle scelte di formazione? Lo scopriremo solo con il passare delle settimane, tra gli scongiuri dei supporters nerazzurri che hanno ancora negli occhi il soffertissimo successo contro la squadra di Marco Baroni.

By Nicola Cosentino

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