Jakub Jankto, centrocampista del Cagliari, si è raccontato in una lunga intervista alla BBC Sport. Di seguito le sue parole.
“Ogni volta che aprivo TikTok o Instagram, il primo video riguardava me. Sapevo che sarebbe stato così per le prime due, tre settimane, ma avevo bisogno di tempo per me stesso per respirare un po’, per riprendermi. Quando ricevi migliaia, forse milioni, di messaggi da persone che dicono che mi apprezzano e mi ringraziano, sei felice ma senti anche un po’ di pressione. Non è facile essere il primo al mio livello a dire: ‘Sì, sono gay’. Avevo 13 o 14 anni quando ho capito che qualcosa era… non innaturale, ma diverso. Da bambino non ci pensi molto. Ma quando ho avuto la mia prima relazione con una ragazza, non è stata come con un ragazzo, sai? E poi, quando sono entrato nelle squadre di calcio professionistiche, essere gay era ancora visto come ‘non normale’, il calcio è ancora un po’ omofobo, credo. Quindi avevo paura quando avevo 18 o 19 anni e ero accanto ad altri ragazzi e non potevo aprire i messaggi su WhatsApp, perché avevo sempre la paura che qualcuno potesse vedere un messaggio o una foto di un ragazzo.”
Giocare a calcio professionistico è un mio sogno e sono sempre alla ricerca di modi per migliorare. E il coming out è ciò di cui avevo bisogno per stare meglio – ha proseguito Jankto – Ho anche pensato tra me e me: ‘Beh, guarda, Jakub, tu sei un calciatore professionista, ma hai la tua vita che devi vivere come vuoi.’ E per me questo è stato fondamentale. Non avevo paura quando ho fatto coming out. È stato un momento grandissimo per me, ma dopo sei, sette mesi posso dire che non è stato un errore. Se potessi farlo di nuovo, lo farei sicuramente, perché ha aiutato me stesso e penso che abbia aiutato molte, molte persone. È stato un momento enorme per tutti i calciatori e molti calciatori professionisti di molti club mi hanno scritto ringraziandomi per questo. Penso che sia stato un esempio positivo per tutti e ora sono davvero felice di poter giocare senza nascondermi o avere paura. Vado avanti come se nulla fosse successo e questo è davvero, davvero bello. Stavo pensando alla situazione e ho pensato: ‘Sei il primo caso come questo’. Siamo nel 2023, non so quanti milioni di persone siano gay e tu sei il primo calciatore gay nei primi cinque campionati: è strano! Ne sono rimasto sorpreso.
Poi il ritorno in Serie A, a Cagliari: “È bello che tutti lo sappiano, ma con i ragazzi non ne parliamo. Dicono solo ‘usciamo’, e io dico ‘verrò con mio figlio o i miei amici’, e non c’è nessun problema. E sai, mi aspettavo che durante le partite in trasferta qualcuno tra il pubblico mi fischiasse, ma nessuno lo ha fatto. Proprio nessuno, nessuno! E io ho pensato: ‘Oh mio Dio, è così bello.’ È così bello che tutti mi sostengano, mi sento davvero bene qui. Sono decisamente orgoglioso di me stesso, perché se riesco a superare questa situazione, potrò affrontare ogni situazione nel resto della mia vita. E se dici che i gay sono orgogliosi di me, io dico che sono orgoglioso di te, perché so come ti senti. So come si sentono le persone se devono nascondere qualcosa, e ti auguro buona fortuna e resta forte, perché non c’è motivo di avere paura. E forse vedremo più esempi come me, non solo nel calcio ma anche in mondi diversi”.