⚪⚫ Tutti lo criticano quando lo merita, nessuno lo elogia quando lo merita: lo strano caso Kean

La Juventus batte di misura l’Hellas Verona all’Allianz Stadium, trovando la settima vittoria nelle ultime otto partite di campionato, nel segno ancora di Moise Kean: l’attaccante bianconero, spesso finito nel mirino della critica per prestazioni ritenute non all’altezza e per atteggiamenti certamente poco maturi sul rettangolo verde (vedi il calcione ai danni di Mancini a Roma, un minuto dopo il suo ingresso in campo), ha dimostrato per l’ennesima volta che, se messo nelle condizioni ideali, è in grado di incidere eccome in zona goal.

Delle 6 reti finora messe a referto dal classe 2000 in campionato, infatti, molte sono risultate determinanti ai fini del punteggio finale. Era accaduto lo scorso ottobre con la rete che aprì le danze nel 4-0 rifilato all’Empoli e, soprattutto, all’andata contro gli scaligeri (0-1) e contro la Lazio nell’ultima gara di Serie A pre-Mondiale, quando l’ex Paris Saint-Germain si rese assoluto mattatore della sfida con una pesantissima doppietta nel 3-0 finale bianconero. Nel 2022, poi, anche la rete del momentaneo pareggio – questa volta però non determinante – nel pesante KO per 4-3 poi rimediato dalla Vecchia Signora a Lisbona contro il Benfica.

Nel nuovo anno, invece, il primo timbro si concretizza negli Ottavi di Finale di Coppa Italia contro il Monza vinti 2-1 da Madama con la rete che apre le danze, seguita dal momentaneo pari brianzolo di Valoti e da quello del definitivo sigillo di Chiesa. Il 19 febbraio altro goal pesante: al 32′ cross perfetto del solito Kostic e zampata di Kean che la sblocca contro lo Spezia al “Picco“, gara poi chiusa da una magia da fuori area con il sinistro di Di Maria.

Poi, come già raccontato, la marcatura decisiva, ancora contro il Verona, nell’anticipo di sabato sera.

Non è di certo eresia affermare che le aspettative riposte sul ragazzo fino a qualche stagione fossero certamente altre: l’esordio in Champions League a Siviglia ad appena 16 anni e l’exploit della stagione 2018-2019 con le 6 reti siglate in 13 presenze avevano illuso la sempre poco paziente Italia calcistica di aver individuato nel ragazzo il potenziale centravanti azzurro per i prossimi 10-15 anni.

Tuttavia, proprio nel momento in cui i bianconeri sembravano aver lanciato tra i grandi un potenziale craque, nell’estate del 2019 arrivò la discutibile cessione all’Everton. L’esperienza in Premier League si rivela tutt’altro che brillante, al contrario di quella successiva al Paris Saint-Germain, dove, catapultato in una compagine piena zeppa di fuoriclasse, riesce a mettere a referto ben 13 reti in 26 presenze in Ligue 1 e ad andare a segno anche al Camp Nou contro il Barcellona.

Poi, il clamoroso ritorno a Torino nell’estate del 2021, quella che portò alla separazione con Cristiano Ronaldo: la seconda parentesi in bianconero, complessivamente, non sta rispettando quelle che erano le originarie premesse sul ragazzo della prima, ma è indubbio che, tra mille difficoltà di vario genere (tattiche, mediatiche e in termini di concorrenza), Moise stia risultando più decisivo di quanto tifosi e opinione pubblica – erroneamente – non percepiscano.

Oggettivamente, e comprensibilmente, in difficoltà quando proposto come unico riferimento offensivo, Kean ha dimostrato di sapersi esaltare quando invece al suo fianco è schierato un compagno di reparto maggiormente abile a venire incontro e giocare come Milik: fattispecie, questa, che lo esonera da compiti certamente poco inclini alle sue caratteristiche, mettendolo maggiormente nelle condizioni ideali di esaltare le proprie peculiarità nell’attacco allo spazio e nel gioco fronte la porta.

Non avrà la fame di Vlahovic, non avrà la capacità di giocare con, e per, la squadra come Milik e non avrà la qualità sublime di Di Maria, ma una cosa è certa: quando serve, Kean sta dimostrando di poter, e saper, essere determinante.

 

 

 

By Nicola Cosentino

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