💔 Klopp e la crisi del settimo anno: a Liverpool sarà capolinea o rinascita? 🔍

Ci sono concetti che si fanno spazio nell’immaginario collettivo pur provenendo dalla cultura popolare e che condizionano in minima parte, volenti o nolenti, la vita di un discreto numero di persone. Nelle relazioni sentimentali è nota l’espressione “crisi del settimo anno”: sembra che nel corso di quei 365 giorni ci sia una maggiore probabilità che i rapporti duraturi giungono a saturazione. Che sia per abitudine, che sia per la scoperta di aspetti difficilmente sostenibili dell’altra persona, che sia per il lento ma costante scricchiolio di equilibri mai davvero solidi la storia non cambia. Il conflitto arriva e presenta il conto. Non è detto che dalle difficoltà non si possa riemergere con ritrovata verve, anzi, ma resta il fatto che tale intervallo temporale è indicato come un bivio in cui è obbligatorio prendere una posizione per orientare il proprio futuro.

Come in amore, così nel calcio: è la maledizione di Jurgen Klopp. 21 anni di carriera e soltanto 3 squadre allenate, eppure il settimo anno è sempre coinciso col declino e il successivo addio. Come al Mainz così al Borussia e ora anche al Liverpool i patemi e gli scenari sembrano gli stessi. Per quale ragione uno dei migliori allenatori al mondo smette di ottenere risultati in 3 cicli diversissimi con 3 club totalmente diversi per valori e obiettivi sempre nello stesso momento? La risposta dall’esterno è impossibile individuarla con esattezza, ma seguendo il discorso sopra esposto delle spiegazioni si ottengono.

Anche un formidabile gestore e motivatore può perdere presa e smalto nel rapporto col gruppo sul lungo periodo, anche un acuto osservatore di talenti e campioni può smarrire qualche diottria dopo anni di risultati strabilianti. Spesso si pensa al calcio come se fosse uno star system avulso dalla vita e invece anche questo segmento del mondo contemporaneo segue le stesse identiche regole. Anche dominare sa essere monotono e la monotonia nello sport coincide con un appiattimento delle motivazioni. Soprattutto se, come nel caso dei Reds, non si dispone di un nutrito numero di campioni assoluti bensì di una miriade di eccellenti calciatori.

Ciò che viene spontaneo chiedersi è se il destino di Klopp sia già scritto o se una variazione sul tema rispetto alle esperienze tedesche sia immaginabile. Innanzitutto bisogna sottolineare come le due vicende non siano state identiche: il Mainz lo esonerò, a Dortmund nonostante una stagione tremenda (per lunghi tratti i gialloneri furono in zona retrocessione) terminò la stagione prima di salutare. Al Liverpool il manager gode di un lungo contratto, della riconoscenza per aver vinto sia la Premier League che la Champions League e di un potere e un’autostima ben superiore rispetto ai precedenti periodi. In conferenza stampa ha già dichiarato, in seguito al k.o. col Brighton, due intenzioni molto importanti: nessuna idea di dimissioni e piena volontà di rivoluzionare la rosa.

Col decimo posto a ben 19 punti di distacco dall’Arsenal il campionato è ampiamente compromesso e anche centrare semplicemente la zona Europa non sarà facile. Il club è tuttavia ben conscio che una mutazione profondissima in estate sarà inevitabile. Perché, quindi, dare per scontato che sia il caso di affidare il percorso a un altro allenatore? Nessuno può essere più motivato di chi nell’interezza della propria esperienza in panchina si è scontrato già 3 volte con lo stesso ostacolo. Klopp Liverpool sta fantasticamente e il Liverpool è stato fantasticamente con lui. Dimostrare che si può porre rimedio a un’annata disastrosa mettendosi in discussione ma senza separarsi può essere un gran messaggio per il mondo calcistico. Un segnale di maturità. La coppia meglio assortita e più romantico degli Anni 10 e 20 deve scegliere il proprio futuro e nessuno sviluppo al momento è precluso.

By Emanuele Garbato

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