La Lazio di Sarri vince e convince, ma il Sarrismo è un grande equivoco

LAZIO SARRISMO – Il gol del 2-1 realizzato da Luis Alberto in Lazio-Inter è forse l’azione più bella dell’intero avvio di stagione della squadra biancoceleste. Il sigillo d’esterno del talentuosissimo centrocampista spagnolo è diventato subito un manifesto di spregiudicatezza e mentalità. Contro un avversario oggettivamente prudente, Maurizio Sarri ha invece inserito a gara in corso il 10 Pedro, autore del terzo gol che ha sancito l’epilogo del match.

Con la grafica che mostra la fitta rete di passaggi che ha condotto alla rete del secondo vantaggio dei padroni di casa, la pagina Twitter inglese della Lega Serie A riporta in auge un termine in disuso da tempo: Sarriball. L’equivalente ideologico utilizzato dall’ambiente Chelsea per parlare del Sarrismo, coniato invece durante i fasti di Napoli. Da venerdì sera sembra impossibile scindere la sensazione di competitività che ha offerto la Lazio dal ritorno del calcio che Sarri ha praticato durante il triennio partenopeo.

Al netto di una trama di gioco entusiasmante ed effettivamente molto simile alle manovre che gli Azzurri erano soliti condurre, ci sono pochi punti di contatto tra la squadra della capitale e quella fondata sulla catena di sinistra Ghoulam-Hamsik-Insigne, sui tagli di Callejon, sulla regia di Jorginho, sulla linea altissima tenuta da Albiol Koulibaly e su due veri nueve come Gonzalo Higuain Dries Mertens. Ciò non significa che Sarri non sia riuscito a trasmettere le sue idee, ma che l’allenatore abbia tante idee diverse. La mensura omnium, infatti, sono sempre i calciatori a disposizione.

Il Sarrismo o i Sarrismi?

Empoli il mister toscano ha utilizzato sempre il trequartista, a Napoli il suo 4-3-3 era un dogma, al Chelsea spesso e volentieri si è servito del 4-2-3-1, mentre alla Juventus ha adottato diversi sistemi di gioco nel tentativo di trovare una difficile quadra. Oltre ai sistemi di gioco, a variare è anche l’interpretazione. Da un punto di vista della sistemazione degli uomini in campo questa Lazio è speculare alla formazione su cui il concetto di Sarrismo si è fondato, ma il modo di occupare il terreno di gioco è profondamente diverso.

La difesa gioca sensibilmente più dietro, il centrocampo crea meno, l’attacco alla profondità non è un tabù. Con Ciro Immobile in rosa sarebbe piuttosto complicato pensare di preparare una partita unicamente giocando sul breve. Il lancio lungo sarà sempre un’ipotesi valida. Anche contro l’Inter tale dinamica si è verificata più volte. Al tempo stesso la punta della Nazionale ha affinato molto la propria capacità di dialogare coi compagni nello stretto dall’arrivo dell’allenatore.

Il calcio è meno statico di come lo si voglia immaginare. L’allenatore ha pensieri molto forti e radicati, talvolta persino estremi. Come tutti, però, è chiamato a confrontarsi con una rosa di 25 calciatori pensanti. In ognuno proverà a lasciare un’impronta, ma dalle sensazioni di ognuno muterà a propria volta. Lo sport non è qualcosa di avulso rispetto alla vita. Come in ogni relazione, si dà e si riceve. La Lazio è figlia di tutto ciò ed è una seria candidata alla zona Champions LeagueMaurizio Sarri è tornato ad altissimi livelli, ma la nostalgia del Sarrismo è priva di contatti con la realtà. Il Napoli resterà il suo picco più alto, ma ricercare altrove quell’irripetibile alchimia empatica e calcistica è un esercizio sterile.

By Emanuele Garbato

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Post correlati