Scrivere del calciatore Lionel Messi è un esercizio senza alcun dubbio ridondante, perché raccontare uno dei più grandi di sempre – evitiamo di sbilanciarci con il superlativo relativo, dato che non è questo il nocciolo dell’articolo – al giorno d’oggi vuol dire cambiare l’ordine degli addendi senza rivelare tesi o anche solo dettagli già noti. Può – si spera – risultare invece interessante soffermarsi sull’uomo, sulla persona e quelle manifestazioni speciali, quasi in contrasto con la struttura robotica che la stampa oppure semplicemente gli appassionati hanno cucito addosso a Lionel, “colpevole” di essere da tanti, troppi anni al vertice.
Messi e il significato di un abbraccio
L’abbraccio è una manifestazione probabilmente sottovalutata, che la pandemia ha – si spera – contribuito (avremmo tutti desiderato che non fosse stato necessario ricorrere a ciò) a rivalutare. In un abbraccio c’è fiducia, sensibilità, concreta testimonianza di cosa sia – forse cosa dovrebbe essere – una relazione sociale volontaria. Ti abbraccio perché ho qualcosa da darti e, al contempo, ritengo che tu abbia qualcosa da darmi. Non è un caso che la psicologia ne abbia analizzato e spiegato gli effetti positivi per mente e corpo. Come si inserisce il tutto in un discorso comprendente Lionel Messi? Così: L’argentino – quasi sempre – quando abbraccia chiude gli occhi.
Come mai ciò accade? Bisognerebbe chiederlo al diretto interessato, dunque in questa sede fantasticheremo in maniera non eccessivamente concreta del ventaglio di possibilità. Determinati personaggi capaci di influenzare senza parlare, erti a esempi e chiamati a esserlo indipendentemente dal flusso di eventi che ne attraversano la vita, devono – ma non vorrebbero, su questo punto i dubbi latitano – surfare costantemente sull’onda della ferra stabilità. Non gli sono concessi cali, pause, frenate. Hanno uno status che gli è stato consegnato e dal quale non è possibile, neanche per un momento, staccarsi.
Fattispecie, questa raccontata, che ha sempre dato la sensazione di suonare come una nota stonata rispetto all’essenza del diamante rosarino. Un archetipo umano riservato, taciturno, stellare nel suo lavoro ma alla ricerca di quiete e intimità fuori dal rettangolo verde. Leader con l’esempio e poche – ma incisive – parole, mai con gesti plateali e la ricerca del gradino più alto del podio del protagonismo. In campo, durante la partita, vediamo sempre Messi, raramente Lionel, ma oltre il professionista c’è l’uomo, che in questi anni potrebbe aver trovato il frangente in cui far scomparire la scissione: l’abbraccio, eccoci qui.
Messi e Aguero
Evitando di aggiungere altri complicati avvitamenti sociologici, vi lasciamo altre “prove” a sostegno di quanto scritto: ovviamente nel mare magnum del web troverete scatti del classe ’87 con gli occhi aperti ma ci piace pensare che siano eccezioni.