Dal (quasi) doppio capolavoro europeo al deludente percorso in campionato: l’analisi sul biennio 🟡🔴 di Mou

La crudele lotteria dei calci di rigore ha negato alla Roma il trionfo nella finale di Europa League, persa nella maniera certamente più dolorosa e frustrante al cospetto di un Siviglia sempre più cannibale e inesorabilmente imbattibile nella seconda manifestazione continentale.

Un KO che avrebbe potuto dar seguito a quello ottenuto circa dodici mesi fa dai giallorossi a Tirana in Conference League, nell’ultimo atto vinto di misura contro il Feyenoord, ma che ha da un lato lasciato in casa capitolina solamente tantissima amarezza e frustrazione per il triste epilogo e per il rivedibile arbitraggio del Sig. Taylor, dall’altro alimentato i dubbi sul futuro di Josè Mourinho che, nel post-partita, non ha lasciato intendere quali siano nella sostanza le proprie intenzioni in vista della prossima stagione.

Considerato, quindi, che la sfortunata serata di ieri a Budapest potrebbe aver rappresentato la penultima panchina del trainer lusitano sulla panchina della Lupa, è già arrivato il momento di provare a fare un bilancio del tutt’altro che banale biennio vissuto dall’ex Inter e Real Madrid tra le altre ai piedi del Colosseo.

Conference ed Europa League: un capolavoro solo sfiorato

Il cammino condotto dalla Roma in Europa negli ultimi due anni non ha, probabilmente, eguali nella storia dello stesso sodalizio giallorosso.

Grazie all’iconico successo nella prima edizione della giovane manifestazione europea e all’eccellente percorso nell’EL 2022-2023, infatti, lo Special One ha quasi riscritto in poco meno di 24 mesi la storia del club della Capitale, portando quest’ultimo prima a vincere un trofeo continentale (seppur, oggettivamente, di livello palesemente inferiore rispetto ai due gerarchicamente superiori) e, poi, a sfiorare un successo che sarebbe stato non solo indimenticabile per i propri tifosi, ma anche di cruciale importanza per le sorti della sua truppa in vista della prossima stagione.

Passare indenni dalla fatidica lotteria dei tiri dal dischetto, infatti, avrebbe non solo arricchito la già mastodontica bacheca di trofei del coach di Setubal (ora “viziata” dalla sua prima sconfitta in una finale europea, ndr) ma anche ai suoi ragazzi di guadagnarsi l’accesso alla Champions League dell’anno venturo. Ciò, però, non può macchiare la strepitosa doppia campagna europea della Roma nell’era Mou, qualora quest’ultimo quantomeno non dovesse rimanere.

Il deludente percorso in Serie A

Se, come giusto che sia, non si poteva non elogiare il fantastico trend giallorosso in Europa, per un’analisi quanto più lucida, completa e puntuale possibile inerente al biennio di Josè nella sua seconda parentesi italiana non si può non considerare anche lo zoppicante cammino palesato da parte della Roma entro i confini nazionali nello stesso periodo di riferimento.

Un sesto posto il primo anno, altrettanto (a una giornata dal termine) anche nel secondo, che potrebbe diventare anche un quinto o un settimo. Un gioco quasi mai del tutto convincente, un’impronta tecnico-tattica orientata soprattutto al non prenderle e raramente al segnare prima e più dell’avversario, oltre che innumerevoli polemiche all’indirizzo di arbitri, giustizia sportiva, società e rosa che hanno più volte portato Mourinho a porre l’accento su questioni extra-campo, più funzionali a distogliere l’attenzione sui deficitari risultati della propria squadra che sui vari temi alternativamente, e ciclicamente, toccati.

Un allenatore unico nel suo genere per competenze, palmares ed esperienza ma anche uno dei più pagati del campionato italiano, ingaggiato per riportare la Roma almeno tra le prime quattro: obiettivo, questo non riuscito né passando per il campionato, né facendo all-in sull’Europa League con una squadra che, almeno sulla carta, non sarebbe nettamente inferiore alla splendida Lazio di Maurizio Sarri, si poco soddisfacente nelle coppe, ma comunque seconda in classifica, qualificata alla prossima Coppa dalle Grandi Orecchie e con una fisionomia tecnico-tattica oggettivamente più brillante, armonica e fluida rispetto a quella guidata dal portoghese.

Un biennio, pertanto, che ha regalato tantissimo entusiasmo sulle sponde giallorosse del Tevere ma che, a conti fatti, non ha portato complessivamente ai risultati sperati:

Mou pretende di più per sé e per i suoi giocatori dalla proprietà per restare: la società lo accontenterà? E, se così fosse, quanto la capacità delle sue squadre di raggiungere o non raggiungere i risultati dipenderanno – finalmente – anche, e soprattutto, da lui?

 

By Nicola Cosentino

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