😮 Da Conte a Leonardo, da Bielsa a Spalletti: i casi più clamorosi di dimissioni

Una delle notizie che sta maggiormente animando il dibattito calcistico italiano non può che essere rappresentata da quella relativa alla sempre più concreta possibilità che Luciano Spalletti e il Napoli, dopo la conquista dello storico e stra-dominato terzo Scudetto azzurro, possano clamorosamente separarsi al termine della stagione.

Nonostante l’annuncio ufficiale non si sia ancora al momento materializzato, la sensazione – anche e soprattutto in virtù delle recenti dichiarazioni rilasciate dal tecnico di Certaldo nel post-Inter – è che la visione di quest’ultimo non sia più oramai da tempo allineata con quella di Aurelio De Laurentiis: ergo, l’ex guida tecnica di Inter, Roma e Zenit (tra le altre) avrebbe già esternato al numero uno partenopeo la propria intenzione di dimettersi, ponendo di conseguenza fine alla sua avventura ai piedi del Vesuvio.

Una scelta, quella del 64enne allenatore, di certo inattesa, considerata la trionfale annata campana, ma che, al tempo stesso, non rappresenta di certo un unicum nell’epoca moderna: andiamo a ripercorre alcuni dei casi più iconici degli ultimi anni.

Spalletti e non solo: le dimissioni più clamorose degli ultimi anni

La fattispecie forse più impronosticabile tra quelle che andremo analizzare risale all’estate del 2014 e porta il nome e cognome di Antonio Conte. Dopo tre campionati dominati alla guida della Juventus, infatti, il trainer salentino, decisamente non più in linea con le strategie di mercato (e non solo) della Vecchia Signora, decise praticamente dal nulla di annunciare il proprio addio ai bianconeri: una scelta che sfociò in una vera e propria insurrezione da parte dei tifosi, fisiologicamente scottati dal fulmine a ciel sereno derivante dall’addio del loro condottiero e altrettanto contrariati rispetto al conseguente arrivo di Massimiliano Allegri, il quale ci mise però molto poco a smentire gli scettici nella sua prima, stellare esperienza sulla panchina di Madama.

Rimanendo nel nostro campionato, da citare anche il particolare caso di Leonardo all’Inter nel 2011. Reduce dal successo della Coppa Italia, infatti, l’allora trainer della Beneamata decise di lasciare il relativo incarico al fine di sposare la causa del Paris Saint-Germain, il quale lo ingaggerà però non nelle vesti di allenatore, ma bensì in quelle di dirigente. Nonostante i rapporti da settimane incrinatisi con Moratti, l’ex fuoriclasse brasiliano decise inizialmente di rifiutare la corte del sodalizio transalpino: fu lo stesso ex patron nerazzurro, però, a convincerlo a non lasciarsi scappare una irripetibile occasione come quella che lo avrebbe portato, da lì a breve, sotto la Tour Eiffel.

Altro precedente del pallone italico da aggiungere alla nostra particolare collezione è senz’altro quello relativo a Davide Nicola, fautore della miracolosa salvezza del Crotone nella stagione 2016-2017, ma che decise a sorpresa di lasciare il club pitagorico dopo un pesantissimo 0-3 interno con l’Udinese, nonostante gli Squali si trovassero in quel momento comunque in piena zona salvezza. Una separazione che non si rivelò fruttuosa per la compagine calabrese, retrocessa al termine della stagione con Walter Zenga in panchina nonostante il comunque buon lavoro portato avanti in corsa da parte dell’Uomo Ragno.

Ha dell’assurdo, invece, la parentesi di Guillermo Barros Schelotto a Palermo. Ingaggiato nel 2016 dal compianto Zamparini per sostituire l’esonerato Ballardini, l’allenatore argentino non potette praticamente mai seguire a dovere la truppa rosanero in quanto sprovvisto del necessario patentino UEFA: considerata la complessità delle pratiche ai fini dell’ottenimento dello stesso, l’ex icona del Boca Juniors si ritrovò costretto a salutare la Sicilia prima del previsto.

Ingaggiato nello stesso anno da Lotito per rimpiazzare Pioli, Marcelo Bielsa decise incredibilmente di rinunciare all’incarico di tecnico della Lazio dopo aver già apposto la propria firma sul relativo contratto appena qualche settimana prima: una scelta, quella del Loco, dettata dall’incapacità del sodalizio capitolino di formalizzare gli acquisti, pianificati con lo stesso trainer rosarino a margine dei propedeutici colloqui esplorativi, prima dell’inizio del ritiro estivo in programma ad Auronzo di Cadore. Al posto del fresco neo CT dell‘Uruguay fu promosso Simone Inzaghi, allora tecnico della Primavera, ad head coach della prima squadra: tutto il resto è storia…

Spostandoci all’estero, invece, rilevanti furono gli addii sanciti da parte Josè Mourinho al Chelsea nel 2007 (in tal caso assunse in connotati formali di una risoluzione consensuale del contratto con i Blues), e quelli di Zinedine Zidane e Arsene Wenger con – rispettivamente – Real Madrid e Arsenal nel 2018 anche se qui, per ovvi motivi, i presupposti apparivano come maggiormente solidi rispetto ai suddetti esempi. Molto più recente, invece, il turbolento addio del solito Antonio Conte al Tottenham: anche qui, però, la separazione, nonostante la persistente insofferenza palesata nell’arco della stagione dall’ex centrocampista, venne formalizzata mediante un accordo con gli Spurs.

 

By Nicola Cosentino

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