❗ Zanetti: “Marotta League? Fa ridere. Lukaku? Ci sono rimasto male. La seconda ⭐ non era ossessione”

Javier Zanetti ha rilasciato una lunga intervista a Radio Serie A. Di seguito le sue parole riportate da fcinternews.it.

Cosa significa la seconda stella?
“Occupa un posto importante, emotivo. Quando ho visto tutta questa gente ad aspettare i campioni d’Italia. Sentire il coro per me, l’entusiasmo del popolo nerazzurro è stato incredibile. Ho visto famiglie, bambini, tante emozioni per la vittoria del campionato, della seconda stella. Una delle pagine più importanti del club. I ragazzi hanno fatto qualcosa di straordinario. Affacciandomi ho avuto i brividi. Ormai io dico sempre che l’Inter è la mia famiglia e siamo una cosa sola”.

L’ultimo scudetto.
“Uno scudetto voluto. Dal primo giorno eravamo concentrati su questo obiettivo. Sapevamo di essere forti ma devi dimostrarlo. Abbiamo dominato il campionato e mostrato un grande gioco. L’Inter ha fatto delle partite incredibili, i tifosi si sono divertiti. Se vedi la squadra così ti rende orgoglioso di farne parte. Non ci siamo mai nascosti, abbiamo sempre detto internamente ed esternamente che volevamo essere competitivi fino alla fine per arrivare a quanto fatto”.

Il paragone con gli altri scudetti.
“Sono momenti e squadre diverse, rimangono i valori come club e il gruppo per come è stato costruito. Soprattutto fuori dal campo, cosa non scontata e che poi ti fa vincere. Un gruppo coeso, unito, soprattutto nei momenti di difficoltà. Ha dimostrato anche grande personalità”.

La seconda stella è stata anche un’ossessione?
“No, mai. Non fa parte dei nostri valori. E’ stato un sogno che diventava realtà domenica dopo domenica. Non abbiamo mai visto la squadra in difficoltà, se non durante la singola partita. In settimana vedevi che i ragazzi volevano scrivere questa pagina importante”.

Da dove è nata questa seconda stella?
“Di sicuro il mese di gennaio è stato importante. C’erano tante partite ravvicinate e impegnative. Il filotto di vittorie ci ha permesso di allungare, con delle difficoltà ma anche con tanta forza mentale che superava anche la stanchezza. Sapevamo che quel mese era determinante e lo abbiamo affrontato nella maniera migliore”.

Lo scudetto vinto nel derby.
“Una cosa unica, storica. Ti può capitare poche volte, abbiamo colto l’opportunità. Sapevamo che sarebbe stata complicata perché dall’altra parte volevano evitarlo. I ragazzi sono stati straordinari, gli ultimi minuti di sofferenza che fanno parte del nostro Dna. Dopo il triplice fischio non abbiamo capito più niente”.

Quale squadra vi faceva più paura ad inizio stagione?
“Di sicuro pensavamo che il Napoli, anche cambiando allenatore, era una squadra di grandissimo valore. Milan e Juve avevano lo stesso obiettivo. Ma pensavamo anche che se facevamo quel che dovevamo era difficile anche per gli altri. Consapevolezza di essere forti, con poche parole e tanti fatti. Costruire questa squadra, vedendoli allenare, i ragazzi si sentivano importanti ed è stato merito di Inzaghi e del suo staff che hanno fatto un lavoro incredibile”.

Avete fatto un patto scudetto?
“Non c’era bisogno. All’Inter avevamo tutti lo stesso obiettivo”.

Inzaghi e le difficoltà dell’anno scorso.
“E’ stato speciale nel rimanere calmo e sereno nelle difficoltà, consapevole di quel che poteva fare e credendo nel suo lavoro al di là del risultato. Era molto criticato esternamente, ma lì si rafforza una società, supportando l’allenatore in quei momenti. Nei percorsi ci sono i momenti buoni e di difficoltà, se credo nell’allenatore non posso salutarlo alla prima difficoltà. Noi vedevamo che in tante gare la squadra non meritava di perdere, era questione di tempo. Arrivare in finale di Champions ha contribuito a farci credere sempre in Simone. Credo che ogni vittoria nasca dalle difficoltà. Quando perdi un campionato o vai fuori dalla Champions. Lì si costruisce una resilienza che poi ti permette di sapere dove migliorare per arrivare all’obiettivo. Da parte nostra c’era la preoccupazione per i risultati che non arrivavano, ma dall’altra parte c’erano le prestazioni. Siamo sempre stati vicini all’allenatore, credevamo nel suo lavoro e volevamo aiutarlo per uscire dalla situazione. I momenti di difficoltà possono durare un mese, due settimane. Lì la società deve essere presente”.

Una faccia da scudetto. 
“Ce ne sono tante, ma Lautaro quando segna ti mostra la voglia che arrivasse questo momento”.

I nuovi arrivi.
“Thuram che si è adattato così dall’inizio è stato una sorpresa in positivo. Non era semplice perché per gli attaccanti arrivare in un campionato diverso non è facile. Lo vedi sempre sorridente, felice. Poi Pavard, ma in generale i nuovi acquisti. Sommer per personalità. Frattesi quando entrava. La partita col Verona è stata soffertissima. Frattesi ci ha dato il 2-1 e poi vedere esplodere San Siro con la sua faccia ‘infuocata’ credo sia stato uno dei momenti in cui abbiamo capito di essere vicini. Questi acquisti sapevamo cosa potevano dare in campo, ma hanno dato tanto fuori. Frattesi è sempre stato determinante quando è entrato. Questo significa che si sentiva importante e avere questi giocatori è fondamentale”.

Thuram-Lautaro.
“Ci ha sorpresi tutti. Avendo entrambi caratteristiche diverse si sono trovati subito e si sono trovati anche fuori dal campo. Poi in campo riescono perché se ti trovi bene fuori hai tante possibilità di trovarti anche lì”.

Sommer dopo Onana.
“Mi spiace che Sommer sia stato valutato in un certo modo una volta arrivato. Onana aveva fatto molto bene, ma Sommer ti dà grande sicurezza. Molto serio, professionale. Ci fa piacere avere uno così in rosa. Delle volte si danno giudizi senza magari entrare nel profondo. E’ stato fondamentale”.

Calhanoglu.
“Grandissimo. Grandissima personalità. Un trascinatore, meritava di vincere in questa maniera”.

Mkhitaryan.
“Il cervello della squadra, giocatore pensante. Non devi spiegargli niente, sempre generoso”

Barella.
“Straordinario, una stagione da leader. In entrambe le fasi, sempre al servizio del compagno. Fondamentale”.

Dimarco.
“Il suo sogno da bambino. Fede è cresciuto con noi, è andato via ed è tornato un vero uomo. Si è visto il suo interismo, quanto ci teneva a vincere con questa maglia e lo ha fatto da protagonista”.

Quanto l’interismo ha fatto la differenza?
“Tantissimo. Si è creata una cosa unica tra società, tifosi, giocatori. Questa è la chiave per vincere qualcosa di importante e si percepiva”.

Hai perdonato Lukaku?
“Non so se la parola giusta è perdonare. Siamo rimasti male per la tempistica e perché non è stato chiaro. Lo fosse stato avremmo preso un’altra strategia. E’ andata così, ma gli auguro una grande carriera”.

Anche Dzeko sarebbe stato bene in questo gruppo?
“Sì perché ha sempre dimostrato grande affetto nei confronti dell’Inter e gli piaceva stare in questa famiglia. Fosse stato in rosa sarebbe stato tra i più felici”.

Pensando a voi dirigenti, qual è la cosa migliore che avete fatto?
“I principali protagonisti sono mister, staff e giocatori. Noi da fuori abbiamo fatto squadra ognuno con le sue competenze. Solo così si arriva a grandi traguardi. Con unione fuori e dentro il campo, coi giocatori che vedono la nostra presenza”.

Come vedi questa cosa della Marotta League?
“Fa ridere quando vedi una squadra che domina dall’inizio alla fine. C’è poco da dire”.

By Alessio D'Errico

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