Vincenzo Grifo, che sta trovando ancora il modo di stupire tutti in Germania, dopo l’esperienza in Nazionale è tornato a parlare dell’Italia e del suo sogno di ritornare a vestire l’azzurro. Riprendiamo le sue parole da gianlucadimarzio.com:
Vita – “Anche avendo vissuto 32 anni qua, la famiglia rimane italiana. A casa mia non ci sono cose tedesche: prendo prodotti italiani e mia moglie cucina solo all’italiana. A casa si parlava italiano, si mangiava italiano, ci si vestiva all’italiana. Qua avevo tutta la famiglia, anche i nonni dalla Sicilia e dalla Puglia. Ringrazio la Germania perché qua sto bene. Il cuore però batte per l’Italia: non ho dovuto nemmeno pensare a quale nazionale scegliere”.
Germania-Italia – “Bisogna avere la testa per non mollare mai ed essere felici di quello che si fa, orgogliosi di sé stessi e andando dritti per la propria strada. Ogni tanto gli italiani si perdono un po’, queste cose le ho imparate in Germania. Amo l’Italia, ho il passaporto italiano e sono al 100% italiano. Quando Mancini mi ha chiamato la prima volta è stata una festa e quando gioca l’Italia mi metto sempre sul divano a vederla. La mia famiglia sa che il mio sogno è tornare in nazionale, spero di dimostrare di poter lottare per questi colori. Voglio continuare a fare bene fino a marzo e fare di tutto per tornare in nazionale. Un pochino ci penso sempre, lavorerò fino ai playoff e poi fino ai Mondiali per essere chiamato“.
La prima chiamata – “Non me l’aspettavo, credevo di essere su Scherzi a parte. È stato possibile grazie a Evani, che mi aveva già visto in Under 21. Lui e Mancini volevano cambiare qualcosa, guardando giocatori anche all’estero. Quando è arrivata la prima email all’Hoffenheim tremavo. La prima volta a Coverciano purtroppo sono arrivato in ritardo, gli altri stavano già tutti mangiando. All’improvviso vedi giocatori come Chiellini, Bonucci, Insigne, Quagliarella, Jorginho e Verratti che ti danno la mano, io di solito li guardavo in televisione. In quel momento ho iniziato a credere in me stesso. La prima partita è andata molto molto bene, contro gli Stati Uniti a Genk. Mancini è stato molto contento e voleva vedermi un’altra volta, era un’occasione che non potevo farmi scappare. Bonucci e Chiellini ti facevano capire di amare il loro mestiere, lo facevano al 100%. Avevano già una certa età, ma avevano voglia di lavorare ogni giorno e di vincere, erano di un altro livello”.
Numero 10 – “L’ho indossato con tanta ansia dato che era la prima convocazione. So cosa significa quella maglia per gli italiani. Era un’amichevole, Insigne non c’era, in quel periodo stavo facendo molto bene e mi hanno chiesto se me la sentissi. Mi sono preso questa responsabilità volentieri, per fortuna è andata bene. In quei cinque anni ho giocato anche poco, avrei potuto fare qualche partita in più. Però sono molto contento di questi numeri. Ho ancora le magliette delle mie doppiette a casa dei miei genitori come ricordo”.
Assenza in Nazionale – “Può essere che giocare in Italia ti porti ad avere un po’ più gli occhi addosso. Però penso che uno con questi numeri non dovrebbe essere penalizzato dal campionato in cui gioca: Retegui gioca in Arabia Saudita, ma fa gol e per noi è un leader. Mancini guardava anche agli altri campionati e per me è stata una cosa positiva“.
Gattuso – “Gattuso non l’ho mai sentito, ma il mio nome sicuramente lo conosce e avrà guardato qualche partita. Se devo mandargli un messaggio dico che io amo questi colori e che farei di tutto per giocare per il nostro Paese. Ho già indossato la maglia azzurra e so cosa vuol dire lottare per lei“.
