Thiago Alcantara, il direttore d’orchestra nella “Liverpool Rock Band” di Klopp

THIAGO ALCANTARA LIVERPOOL – Nella Liverpool Rock Band di Jurgen Klopp, principale espressione della modernità del calcio improntato su verticalità, pressing e intensità, e ancora in corsa per un potenzialmente clamoroso Quadruple, spiccano tantissimi interpreti di livello internazionale, destinati a scrivere pagine indelebili della storia dei Reds e, più in generale, del panorama calcistico internazionale.

Ci si potrebbe soffermare sul devastante parco attaccanti costituito dai prìncipi Salah e Mané, accompagnati dal craque Luis Diaz e da elementi di spiccata levatura offensiva quali Diogo Jota e Firmino, sull’importanza dell’esondante duetto di terzini (anche se fatichiamo a classificarli a pieno titolo come tali) Alexander Arnold-Robertson, sulla solidità e sulla mentalità tanto intraprendente quanto funzionale della coppia Konaté-Van Dijk o sulla versatilità e sul dinamismo di Henderson e Fabinho. Tuttavia, il vero salto di qualità effettuato dai Reds nel corso di questa stagione è senza dubbio da ricondurre alla crescita di un interprete di livello superiore, spesso forse colpevolmente non elogiato, e compreso, a sufficienza: Thiago Alcantara.

Le iniziali difficoltà dettate dal nuovo contesto

Thiago Alcantara non ha di certo bisogno di presentazioni: il giocatore ammirato con Barcellona, Bayern Monaco e Nazionale Spagnola aveva già ampiamente dimostrato di rappresentare un profilo di livello superiore dal punto di vista tecnico, tattico e qualitativo e di poter essere legittimamente collocato tra i migliori nel suo ruolo nel contesto calcistico mondiale. L’impatto con la nuova sfida britannica nella scorsa stagione, tuttavia, non fu di certo dei migliori: qualche (per sua sfortuna troppo frequente) acciacco fisico, il Covid e l’interfacciarsi con una realtà diversa, sia sul piano geografico/ambientale che tecnico-tattico, aveva portato anche un fuoriclasse come quello nativo di San Pietro Vernotico a riscontrare oggettive difficoltà in termini di ambientamento e di proficua espressione delle proprie immense qualità. La precaria integrità fisica e l’apparente scarsa compatibilità di un ragazzo nato e cresciuto in un calcio di palleggio e gestione, ma catapultato in un contesto dove intensità e verticalità la fanno da padrone, avevano portato molti colleghi inglesi (e non) a classificarlo, al termine della stagione 2020/2021, come, addirittura, un vero e e proprio flop.

La rinascita del fenomeno: contro il Villareal l’ennesima prova da gigante

Un livello di qualità tale (specie se presente in quantità industriale, come nella fattispecie in analisi), però, non può a lungo andare non emergere, indipendentemente dal contesto in cui essa è chiamata a prostrarsi. Pertanto, col passare del tempo, le suddette difficoltà inizialmente riscontrate dal classe 91′ hanno lasciato spazio a una collezione indefinita di prestazioni eccelse. Solo per citarne alcune, di recente produzione: MVP nella semifinale di FA Cup vinta 3-2 contro il Manchester City, MVP nel sentitissimo derby portato a casa per 4-0 contro il Manchester United, MVP nella semifinale d’andata di Champions League vinta contro il Villareal. Sinonimo di come Thiago abbia definitivamente recepito le differenze di un calcio, quello inglese, decisamente differente rispetto a quelli affrontati in passato in termini di richiesta, intensità e gestione dello spazio e del tempo con riferimento alla singola giocata.

Concentrandoci proprio sul confronto con gli spagnoli, il figlio di Mazinho ha sfornato l’ennesima prestazione da gigante del centrocampo sia sul piano qualitativo, che quantitativo. 119 tocchi, 103 passaggi giocati, 99 passaggi completati, il 100 percento dei contrasti vinti, cinque intercettazioni, nove lanci lunghi completati: numeri strabilianti che certificano l’importanza e la centralità che il ragazzo ha finalmente acquisito nell’undici dei Reds e che fanno comprendere come l’esponenziale salto di qualità, di una rosa già di livello spaziale, passi dal prodotto della Masia azulgrana. Allargando il raggio d’azione, invece, nelle suddette tre gare disputate, Thiago Alcantara ha completato il 96,7% dei passaggi tentati (326 su 337) con appena 11 errori.

Nel netto successo contro il Submarino Amarillo si è osservato tutto il vastissimo repertorio del centrocampista: la capacità di gestione della sfera e di dettare il ritmo alla manovra dei suoi, l’abilità (e il merito) nel fornire sempre un’opzione valida al compagno, l’intelligenza nel comprendere quale sia il momento giusto per far rifiatare una squadra, il Liverpool, alimentata per quasi tutto l’arco dei 90 minuti da ritmi a dir poco oltre natura, la bravura nel trovare spazi laddove gli stessi sembrerebbero nemmeno esistere e una tecnica sopraffina, sia nel breve che nel lungo, in termini sia di palleggio che di rifinitura.

Un mix pazzesco che, se accompagnato da quella tranquillità spesso mancatagli negli ultimi anni sul piano fisico-atletico di cui sopra, avrebbe tutto per proiettare il direttore d’orchestra della Liverpool Rock Band di Jurgen Klopp nell’olimpo dei più grandi di questo sport.

By Nicola Cosentino

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