VILLARREAL LIVERPOOL – Il risultato complessivo è stato di 5-2, ma dentro i numeri ci sono le prestazioni, che permettono tanto di spiegarli, quanto di approfondirli. La prima finalista di Champions League è (meritatamente) il Liverpool, che ha superato il Villarreal e si giocherà per la terza volta nelle ultime cinque stagioni la coppa dalle grandi orecchie. Un traguardo notevole, segno dell’importante lavoro di società, staff e calciatori, che dopo anni grigi hanno rimesso i Reds sulla cartina delle grandissime d’Europa.
Villarreal, cosa non ha funzionato
Il cammino del Villarreal resta notevole, nobile, profondo. Una serie di prestazioni eccellenti, le eliminazioni di Bayern Monaco e Juventus, così come lo spavento arrecato al Liverpool nella serata di ieri. Elementi che, condensati, ergono il Sottomarino Giallo a indiscussa compagine rivelazione del torneo. Al 45′ della sfida dell’Estadio de la Cerámica, i ragazzi di Emery avevano guadagnato l’opportunità di giocarsi la qualificazione ai supplementari: una prima frazione di gioco famelica, intensa, aggressiva, capace di otturare l’esplosività del Liverpool. Dia e Coquelin hanno regalato un sogno – per meglio dire un obiettivo? – al sodalizio spagnolo, ma la differenza è stata nella qualità immessa da Klopp nella ripresa. Luis Diaz ha drasticamente cambiato la partita, trascinando i suoi verso il ribaltamento del risultato. Nelle grandi partite emergono i grandi calciatori che, ben instradati dai principi degli allenatori, sono costruiti per fare la differenza. Così come ad Anfield, ieri sera ad aver fatto la differenza – in estrama approssimazione e semplificazione – è stata la qualità. Quella che il Liverpool ha in abbondanza.